di FEDERICO BERNARDI MILANO — Adesso è dura.
Questo Milan dovrà dare il massimo in terra spagnola per il miracolo. Un miracolo che si chiama Parigi. Ma soprattutto dovrà essere più cinico rispetto a questa gara d'andata, in cui i ragazzi di Ancelotti, seppur poco precisi e spesso amorfi, qualcosa hanno creato. Ma questo qualcosa è stato distrutto clamorosamente. Quattro occasioni da gol(due per tempo) buttate al vento. In una semifinale di Champions non ci si può certo permettere di sprecare occasioni così. Cosa che non ha fatto un Barcellona sornione ma, al momento giusto, spietato. Minuto 56': Ronaldinho pesca Giuly e la squadra di Rijkaard mette un potente timbro sulla finale. Anche se già questa era stata definita da chiunque la finale anticipata: infatti San Siro presenta il tutto esaurito. Circa ottantamila anime per la sfida tra i blaugrana e i rossoneri. Più di tre milioni di euro di incasso. Una partita attesa da giorni. Giorni di previsioni, scaramanzie, sensazioni e emozioni. Finalmente, alle 20,45, si gioca. L'arbitro francese Alain Sars (il nome è tutto un programma) fischia l'inizio. Sul campo, le squadre reputate dagli addetti ai lavori le migliori e le più spettacolari d'Europa. Il Milan si presenta con l'assetto tradizionale, Carlo Ancelotti deve fare a meno solo dei febbricitanti Inzaghi e Costacurta. L'amico e ex compagno di successi Frank Rijkaard, invece, seppur fedele al 4-3-3, non può contare sul gioiellino argentino Lionel Messi, e su Deco, Xavi e Larsson. I primi dieci minuti di gara sono totalmente anonimi con le due formazioni che si studiano a centrocampo, senza così sbilanciarsi troppo evitando di conseguenza sortite offensive avversarie. I talenti verdeoro Ronaldinho e Kakà sono seguiti a vista rispettivamente da Gattuso e Edmilson. Ma, al 13', San Siro salta dalle poltroncine. Gilardino si beve Marquez in area piccola e scaglia un tiro rabbioso che va a stamparsi sul palo. Dunque la Champions risponde ancora una volta «No» all'attaccante di Biella. Se Gila non ha ancora centrato il primo bersaglio europeo, questo non vale per Sheva che è il capocannoniere della competizione più prestigiosa. E la punta ucraina, un minuto dopo, su perfetto invito di Seedorf vola in tuffo ma Valdes gli nega il decimo sigillo stagionale in Europa. Il Barcellona si fa sotto per la prima volta al 22' con una conclusione da fuori di Eto'o che non reca grossi problemi a Dida. Non accade assolutamente più nulla di rilevante in questo primo tempo abbastanza deludente, non degno delle attese di spettacolarità supposte alla vigilia. Si va al riposo con il pubblico un po' stizzito per una partita bruttina. La ripresa prende il via con Il Milan che manca clamorosamente il vantaggio al 50': apertura di Shevchenko per Kakà che, a due passi da Valdes, anziché calciare in porta decide di servire un Gilardino tallonato da Marquez mandando così il tutto alle ortiche. Gol sbagliato, gol subito. Poco dopo, infatti, gli ospiti, alla prima opportunità gelano San Siro. Lancio millimetrico di Ronaldinho per Giuly che batte Dida regalando così il vantaggio ai blaugrana. Non impeccabile, nell'occasione, l'atteggiamento del portiere brasiliano combattuto tra un «esco-non esco». Era meglio se usciva, anziché indietreggiare. Il Milan è scosso e potrebbe capitolare al 63' ma il palo salva i rossoneri sul tiro rasoterra di Ronaldinho. Rossoneri storditi e disorientati. Anche gli ingressi di Maldini, Ambrosini e Cafu non portano a nulla. Da segnalare solo una palla gol divorata da Ambrosini. Tra una settimana servirà senza ombra di dubbio più determinazione e convinzione. Sennò il sogno di riscattare Istanbul resterà tale.