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Contestazione ingiusta Biancocelesti in linea con le loro potenzialità

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Le motivazioni sono diverse. I tifosi della Lazio ritengono che l'attuale gestione, che pure ha salvato il club dal fallimento, non sia in grado di allestire una squadra all'altezza delle loro (quelle dei tifosi) ambizioni e speranze. Rimpiangono - immagino - i tempi di Cagnotti che sei anni fa ha consentito alla Lazio di vincere lo scudetto e poco importa se per inseguire questo obiettivo la società è praticamente fallita. Erano i tempi in cui se si vendeva Veron per 70 miliardi si acquistava Mendieta per una cifra superiore. Era inevitabile che alla fine i conti non tornassero ma, dicono i tifosi, almeno per qualche stagione ci siamo divertiti. Naturalmente ci sono anche altre versioni per spiegare il clima di feroce contestazione che si è creato attorno alla Lazio e che ha determinato episodi di diverso tipo, dallo sciopero degli spettatori ad una marcia di protesta realizzata alla vigilia di Lazio-Empoli. Si dice - lo riferisco senza alcuna prova perché non frequento i club ed i loro capi - che i veri motivi della campagna anti-Lotito vadano ricercati nella decisione di togliere ai tifosi ed alle loro organizzazioni alcuni privilegi. Non lo so, ma mi convinco sempre di più che mentre il tifo può essere un aspetto positivo se espressione individuale e spontanea di una passione sportiva, la sua organizzazione quasi gerarchica mi piace poco. A parte la questione dei privilegi, mi pare che i tifosi rimproverino a Lotito di non avere impiegato molte risorse personali a favore della Lazio. Non lo so e, almeno a mio parere, non è importante. I tifosi vorrebbero o sognano un presidente alla Abramovic (quelli della Roma si erano eccitati alla possibilità dell'arrivo dei famosi russi) a loro non interessa che il club abbia una gestione equilibrata. In tutto questo la squadra si trova in una posizione di classifica (settimo posto) quasi adeguata alle sue possibilità. Al momento le stanno davanti il Chievo, che rimane un fenomeno forse irripetibile nella storia del nostro calcio, e la Fiorentina che ha mezzi superiori e non ha una concorrenza cittadina ingombrante come quella della Roma. Insomma se la Lazio riesce a raggiungere il sesto posto è in linea con le sue possibilità e la sua storia, anzi ha qualcosa di più se si pensa che, tra i club con potenziali forse superiori, il Napoli è in serie C ed il Torino in serie B. Di tutt'altro tipo la contestazione dei tifosi della Juventus, esplosa in modo volgare ed esagerato quando la squadra che sta dominando il campionato e che, con questo, conquisterà il quarto scudetto nelle ultime cinque stagioni, è stata eliminata dall'Arsenal in Champions League. L'azione di rigetto dei supporters bianconeri è probabilmente determinata da un'eccessiva abitudine a vincere. I tifosi dell'Inter, che avrebbero maggiori e più validi motivi per contestare, si sono ormai rassegnati, quelli della Juventus non ammettono che si possa anche perdere quando si incontrano - capita - avversari più forti o più determinati. A pensarci bene il fenomeno Juventus, quello di una squadra che è più amata in Italia che nella sua città, è abbastanza curioso. La Juventus ha 23 mila abbonati, meno della Fiorentina e del Palermo. In nove partite di questo campionato gli spettatori paganti sono stati meno di 5.000 (2.519 con il Siena, 2.651 con il Parma). L'appoggio della Fiat, che per tanti anni ha garantito al club importanti risorse, è quasi scomparso per cui la Juventus si finanzia con le risorse di un marketing reso prosperoso dalla propria tradizione. L'unico buon motivo di contestazione i giocatori lo hanno offerto subendo, nella doppia sfida con l'Arsenal, tre legittime ed incontestabili espulsioni che sicuramente non hanno giovato né al rendimento ma soprattutto all'immagine della squadra. In paesi di maggiore cultura sportiva la squadra sarebbe stata comunque applaudita, a Torino è uscita dal campo tra gli insulti ed i fischi. Di questi tifosi che interpretano male il loro ruolo natu

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