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MILANO — C'è solo nero nel cielo sopra l'Inter, l'azzurro si è dissolto a Villarreal.

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Perchè c'è poco da salvare in una squadra che ieri si è fatta affondare dal «sottomarino giallo» pilotato da Riquelme senza nemmeno provare a restare a galla. «Sono mancate convinzione, carattere, grinta, determinazione», ha ammesso ieri uno sconsolato Facchetti. Un atto d'accusa alla squadra ma anche a Mancini, sulla cui faccia ieri era dipinto il fallimento di una stagione. «Le responsabilità comunque sono le mie», ha detto stravolto e distrutto Mancio. Troppo buono, anche se in pochi hanno capito alla fine, quando c'era assoluto bisogno di un gol, il cambio Mihajlovic-Figo. Troppo buono perchè tra i giocatori in Spagna non si è salvato nessuno. Insomma, un disastro. Che ha tolto la parola a Moratti. In tribuna a Villarreal, il patron è rientrato questa mattina a Linate per poi recarsi subito a casa. Disertato l'ufficio, si è chiuso in casa, scegliendo un silenzio a dire il vero rumorosissimo. Evidente la rabbia, la delusione, il senso di tradimento. Anche perchè a venire meno sono stati il «cocco» Mancini, l'amatissimo Recoba, il sempre coccolato Adriano. Non se l'è sentita di commentare Moratti, che adesso si ritrova nuove macerie e i tifosi ancora una volta sul piede di guerra. Un centinaio di ultras ha aspettato infati questa mattina la squadra all'aeroporto di Malpensa e l'ha duramente contestata, urlando ai giocatori «conigli» e «andate a lavorare». Istantanea fedele di un fallimento nemmeno annunciato. Perchè il Villarreal sembrava avversario «morbido», il più comodo tra quelli che potevano arrivare in sorte dall'urna. Invece le semifinali di Champions si sono dissolte sulla spizzata di Arruabarrena, con i difensori nerazzurri immobili a guardare. E ora via con il gioco delle responsabilità. Cambiare allenatore sarebbe l'ennesimo remake di un film già visto. Moratti ne ha cambiati 13 in 10 anni, provando di tutto: gli esperti (Bianchi e Simoni), gli emergenti (Tardelli e Mancini) i vincenti (Lippi), gli stranieri (Hodgson, Lucescu, Cuper). Difficile dire di chi potrebbe essere il turno adesso. Forse Eriksson, che però sembra si sia promesso al Real, sicuramente Capello, che però difficilmente lascerà la Juve e ancora più difficilmente lo farà per l'Inter. E c'è anche qualcuno che fa il nome di Spalletti: che però la Roma si terrà ben stretto. Insomma, un bel rebus. Come quello relativo alla squadra. In tanti non resteranno, questo pare certo. Ma Moratti avrà ancora voglia di ricomincirae, di tirare fuori soldi? Impossibile dirlo adesso. Quel che è certo è che la prossima sarà un'altra estate difficile.

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