Fallimento Inter

Gioco inesistemte, mai un tiro in porta, Mancini dovrà trarre qualche conclusione da questo fallimento: il tecnico non ha saputo arginare un Riquelme straripante, e si è affidato sugli uomini sbagliati (Recoba e Figo, per esempio), è stato incapace di trovare in corsa gli aggiustamenti necessari (Cruz doveva entrare prima). Il Villarreal parte ovviamente per pungere ma non troppo, visto che in ogni caso basterebbe una rete per superare il turno, e non conviene scoprirsi prima del tempo e rischiare più del necessario. L'Inter ci mette qualche minuto a trovare una sua dimensione, ma passato il momento di impasse iniziale, riesce a riversarsi con continuità nella metà campo avversaria: Mancini non vuole una gara difensiva, punta a spezzare il ritmo degli iberici con frequenti puntate offensive. Nel primo tempo la partita non decolla. Il Villarreal colleziona angoli, l'Inter punizioni che Recoba calcia invariabilmente sulla barriera. Riquelme è l'anima e il cervello del Villarreal, Cambiasso e Veron provano a limitarlo ma senza fortuna: la chiave tattica dell'incontro è questa, e Mancini non sa trovare contromisure alla serata di grazia del fuoriclasse argentino, che folleggia, dribbla, tira. La ripresa ripropone gli stessi 22 in campo. Al 2' Cambiasso appoggia lateralmente una palla al limite dell'area nerazzurra con troppa sufficienza, e Senna ne approfitta per inserirsi, rubare la sfera e crossare basso per l'accorrente José Mari che dal limite impegna Toldo in una deviazione in corner. Mancini comprende che qualcosa va cambiato. Entra Martins, esce Recoba (ma è un caso che il Chino non incida mai nelle partite importanti?), che scappa subito negli spogliatoi, e forse tira qualche maledizione al tecnico, visto che un istante dopo il Villarreal va in vantaggio. Un gol assurdo, quello che la difesa dell'Inter riesce a far segnare ad Arruabarrena al 13': Figo è costretto al fallo (viene ammonito) per fermare l'ennesima scatenata serpentina di Riquelme. Lo stesso Riquelme batte la punizione dalla tre quarti, una palla morbidissima che spiove fino al centro dell'area, dove il difensore laterale è solissimo (non è che doveva tenerlo Martins?) e può incornare battendo un Toldo impotente. La reazione nerazzurra è in una punizione dal limite che Figo spreca contro la barriera, ma sono ancora i gialli di casa a farsi pericolosi. Al 20' l'unica azione un po' decente dell'Inter porta Adriano a servire Cambiasso, che a sua volta libera Martins: ma il nigeriano, libero in piena area, scivola al momento di tirare. Al 23', per la serie «facciamoci riconoscere», Materazzi ammolla una gomitata a Sorin, spaccandogli l'arcata sopracciliare (sangue copioso e susseguente turbante). Mancini è in confusione totale. Inserisce Mihajlovic per Figo, manda Materazzi a fare il terzino sinistro, e inizia a sperare in Dio e in qualche punizione di Sinisa. L'Inter continua a non giocare, però, questo è il problema. Lo spostamento di Zanetti a centrocampo non sortisce alcun effetto. Il Villarreal non si accontenta di difendere l'1-0, e non presta minimamente il fianco ai presunti assalti di un'Inter che comunque non punge. Al 40' si fa male Veron, entra la terza punta Cruz. Al 43' Martins chiede un rigore che sarebbe generosissimo (Javi Venta lo tiene appena per la maglia). Niente rigore, niente di niente. Finisce così, applausi al Villarreal, fischi all'Inter. E patrono le polemiche: ora la panchina di Mancini traballa davvero. Il tecnico, faccia inguardabile, si assume le sue responsabilità. «La qualificazione era alla nostra portata, il Villareal certamente non ci è superiore. Siamo noi che abbiamo fatto di meno... i ragazzi hanno fatto il massimo, la responsabilità è mia. A volte azzecchi le scelte, a volte no. Se ci sono delle responsabilità, me le prendo». Meno diplomatico del solito Giacinto Facchetti. «Tutte le volte che si intravede un obiettivo, questa squadra viene a mancare. Il futuro di Mancini? Non so, ne parle