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L'incubo del Lecce

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riappare all'Olimpico

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Venuta meno la principale, le altri sono tutte prestigiose in relazione ai programmi dell'avvio di stagione: la Champions, l'Uefa, la salvezza. E quando sul piatto il mucchietto dei gettoni prende corpo, ecco che parte la rincorsa al sospetto. Le squadre più modeste hanno parecchi motivi per lamentarsi, però la sparata di Sonetti non convince. Se è vero che le grandi guardano con occhio di riguardo agli impegni europei, è altrettanto vero che le seconde linee di un Milan, di una Juve, perfino di un'Inter garantirebbero un posto in Europa alle squadre che si dibattono tra le ondate infide della bassa classifica. Di più: perché prendersela con il Milan rimaneggiato di Lecce (tra l'altro con l'interesse vivo per un secondo posto tutt'altro che già aggiudicato) e non con l'Inter che ha fatto largo ai panchinari ma ha ugualmente raso al suolo il Messina, diretto concorrente del Cagliari? Più facile che negli ultimi turni un'influenza reale possano esercitarla le motivazioni, in crescita o in caso a seconda dei casi. Delle tre volate, quella che naturalmente interessa più da vicino il popolo romanista è lo sprint relativo al quarto posto e dunque alla qualificazione per la Champions League, e sia pure attraverso quella fase preliminare che annuncia un'estate di lacrime, sudore e sangue. Il pareggio di Firenze ha lasciato le cose al punto di prima, quello che i viola vantano in più nei confronti della Roma: attesa però da una trasferta in meno rispetto ai rivali. Dei risultati della trentaduesima, il più tragico, sportivamente, per la Roma, è stato quello di Lecce: con l'inattesa vittoria a lasciare tuttora viva la flebile fiammella di speranza che anima i pugliesi in ripresa, con la sconfitta a ridestare l'attenzione del Milan che nell'ultima giornata a San Siro, contro i giallorossi, potrebbe avere bisogno di punti per la preziosa seconda posizione. E tutto questo volendo trascurare l'aspetto scaramantico, che impone ai romanisti tutti gli scongiuri più o meno plateali quando si nomina il Lecce, in passato ingrato ostacolo sulla strada di un possibile scudetto quando la matematica l'aveva già consegnata alla discesa in Serie B. Insomma la Roma non sta tanto meglio, in relazione al prossimo turno, rispetto alla Fiorentina che va a trovare una Juventus forse già campione e che l'intermezzo europeo potrebbe rendere o pericolosamente euforica e distratta o, più probabilmente, avvilita nel morale dall'uscita dalla Champions. Per il resto, cammini quasi paralleli, tra le due rivali, la trasferta di Treviso non potendosi considerare, per i viola, insidiosa come qualsiasi altro impegno esterno. Nella stessa giornata, il sabato di Pasqua, la Roma andrà a vivere, a Palermo, la più paradossale delle situazioni proposte dal calendario. Qualche giorno prima, infatti, proprio i siciliani saranno ospiti all'Olimpico per il ritorno della semifinale di Coppa Italia: e naturalmente non mancheranno gli spifferi maliziosi sull'eventualità di qualche reciproco favore, secondo i relativi predominanti interessi. Per fortuna, la Roma di questi tempi sembra avere cancellato dai suoi programmi e dalla sua mente qualsiasi ipotesi di calcolo lecito, figuriamoci quelli meno limpidi. La Roma gioca con la stessa disinvoltura, con la stessa eleganza, con la stessa bella faccia tosta contro la prima o l'ultima della classifica: senza soggezione, senza presunzione. E sempre soltanto per vincere.

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