Lecce, pesce d'aprile al Milan
Poteva essere l'ulteriore rosicchiamento di punti alla Juve bloccata sul pari a Treviso. Poteva essere una spinta morale per far bene anche in Champions League. Poteva essere. Ma non è stato. Tutto l'opposto. Il Milan di Lecce ha dato l'impressione di una squadra senz'anima, molto confusionaria e lontana parente di quella decantata nelle ultime settimane. Tra l'altro, l'attacco atomico rossonero di cui tanto si parlava e si tessevano lodi, per la seconda volta(compresa la trasferta di Lione) consecutiva è restato a secco. C'è da chiedersi dunque che cosa sia successo in casa Milan in questi sette giorni. Sette giorni che hanno visto il pareggio in chiaroscuro di Lione e questa brutta debacle in terra pugliese. Dove il team di Ancelotti, come a Lione, ha buttato al vento tre limpidissime occasioni da gol costruite nei primi quarantacinque minuti: e, sempre come a Lione, è rientrata dagli spogliatoi cotta a temperatura giusta, facendosi schiacciare dalla verve dei rivali. Un Milan, dunque, a due facce: carina quella dei primi tempi, mostruosa(vedi bruttissima) quella dei secondi. Venendo adesso alla gara di ieri, Carlo Ancelotti schiera un Milan ampiamente «turnoverizzato» in vista del delicatissimo ritorno di Champions di martedì prossimo a San Siro contro il Lione. A Lecce, rossoneri con molte variazioni, e dunque, alquanto atipici. Spazio a Simic e Jankulovski sugli esterni di difesa; a centrocampo, per far riposare Seedorf, Gattuso e Kakà, largo a Vogel, Ambrosini e Rui Costa; là davanti, esordio dal primo minuto in campionato per Marcio Amoroso a fianco di Gilardino. L'inizio al "Via del Mare" è molto vivace. Infatti, dopo una manciata di secondi, gli ospiti si fanno molto pericolosi dalle parti di Sicignano: lancio col contagiri di Pirlo per Gilardino che con un bella incornata chiama al miracolo l'estremo difensore leccese. I giallorossi rispondo al 13' sfiorando addirittura il vantaggio con un colpo di testa di Vucinic che termina di un nonnulla sopra la traversa. Il match è davvero emozionante. Fioccano occasioni da entrambe le parti. Intorno al 20', show personale di Rui Costa che prima si porta a spasso Del Vecchio e poi confeziona un assist d'oro per Gilardino ma la punta di Biella si fa ipnotizzare da Sicignano. Il ping - pong delle opportunità continua. Brividi per Ancelotti quando Maldini perde ingenuamente un pallone al limite dell'area recuperando però, infine, con grande mestiere. Con grande freddezza, invece, Dida si oppone alla successiva sassata di Diamoutene. Bravissimo al 30' anche il suo collega Sicignano a dire no alla botta ravvicinata di Rui Costa. Dunque, già tre palle d'oro non concretizzate dal Milan, proprio come è successo nel primo tempo di Lione. La ripresa prende il via con un'indecisione della retroguardia rossonera che spalanca le porte a Konan che, però, trova sulla sua strada l'ennesimo intervento prodigioso di Dida. Ma l'ivoriano non sbaglia poco dopo a seguito di un contropiede orchestrato in collaborazione con Vucinic: sul gol leccese, però, sospetto fuorigioco della punta montenegrina. Ancelotti ammutolito. Galliani idem. La reazione rossonera sta tutta in una stilettata di Seedorf da ben trenta metri sulla quale Sicignano si rivela ancora una volta prodigioso. La retroguardia leccese, d'ora in poi, non viene più messa in difficoltà dalla sterilità evidente dell'attacco rossonero: sterilità che, per la correttezza, comprende anche un centrocampo a secco di idee con un Rui Costa imbarazzante e con Vogel e Ambrosini stanchi e imprecisi. Tanto per mettere ulteriormente il dito nella piaga, pessime anche le prove di Jankulovski, Amoroso e Pirlo. Si salvano solo Dida, Seedorf(messo in campo troppo tardi), Kaladze e Inzaghi. Quindi, traendo le opportune conclusioni, se martedì si rivedrà un Milan con lo stesso leit motiv di Lecce, si spengerà anche il sogno chiamato Parigi. Lavorare duro a Milanello è la ricetta giusta per cancellare questi brutti sette giorni. Non serve altro.