Facce da Champions
40,Sky Sport 1). Senza dimenticare, ovviamente, che Titì risponde al nome di Thierry e al cognome di Henry: uno che a Torino ha resistito sei mesi prima di andarsene, nell'estate del 1999. Lo facevano giocare sulla fascia e lui, incapace di ribellarsi, non segnava mai. Meglio Londra, meglio l'Arsenal. Dove ha trovato Arsene Wenger, francese come lui, che lo ha convinto di essere un centravanti. Ha cominciato a segnare e non si è più fermato, diventando uno degli attaccanti più letali dei tempi moderni. «Non si era capito che potesse fare tanto — ha detto recentemente Inzaghi — ma la colpa non fu di nessuno. I giocatori cambiano». All'epoca Henry aveva 22 anni e la Juve, allenata da Ancelotti, non aveva il tempo di aspettare: Moggi rientrò più o meno delle spese e andò bene così. A Londra è sbocciato un cigno, al punto che tutti gli stanno facendo la corte: Barcellona, Real Madrid, Inter e (pare) la stessa Juve. L'Arsenal gli ha appena proposto un sontuoso rinnovo del contratto: 9 milioni di euro all'anno fino al 2010. Dettagli, dice. Perché per lui, che è grande amico di Trezeguet con il quale ha giocato nel Monaco, l'importante è puntare al massimo, poter vincere ogni anno qualcosa di importante. L'Arsenal è squadra che si sta rifondando e che dispone, come detto, dei migliori giovani del continente andati a scovare con l'occhio dell'intenditore da Liam Brady, altra vecchia e apprezzata conoscenza della Signora: bisognerà solo capire se Titì, diventato lo scorso ottobre il miglior realizzatore ogni epoca dei Gunners, avrà voglia di far loro da chioccia. Stasera, per cominciare, cercherà di seppellire la Juve come ha già fatto, nel turno precedente, con il Real Madrid. Danza sul pallone, Henry. Ma non è l'unico: del giovane spagnolo Fabregas, erede designato di Vieira, si dicono meraviglie così come di Reyes. Del resto, per quanto scalcagnato sia, non si elimina per caso il Real Madrid se non si possiedono qualità vere. Sarà meglio che la Juve faccia attenzione, insomma, anche se l'Arsenal dovrà fare a meno di Campbell e Ljungberg, entrambi infortunati. Emerson ha detto di sapere «quali sono i nostri compiti» e ci mancherebbe altro che non fosse così. «Non siamo stanchi» ha continuato «ma, se anche l'Arsenal fosse più fresco, non può essere un alibi». Dal canto suo Capello insiste nel vedere la squadra al top, ma anche la prova di sabato sera contro la Roma non ha dissipato tutti i dubbi: a centrocampo la squadra balla ed è proprio Vieira («Io emozionato? Il passato è passato, spero solo di ricevere una bella accoglienza») a non essere l'uomo che ci si aspettava e che aveva dimostrato di essere nei primi due-tre mesi di stagione. Così come, in attacco, Ibrahimovic non sfavilla come ai bei tempi e, in difesa, l'unico a esprimersi sempre a livelli di eccellenza è Cannavaro. «Stiamo bene, ma dovremo fare attenzione alla loro velocità», è la sintesi del Capello-pensiero. Il quale, come si sa, dovrà anche rinunciare a Del Piero (elongazione ai flessori della coscia sinistra: sette-dieci giorni di stop, addio anche al ritorno) e a Nedved, squalificato. Al posto del ceco giocherà Mutu, desideroso di far vedere a tutta Londra quanto sia cambiato rispetto all'esperienza nel Chelsea: «Sono tornato un giocatore vero, quando ero in Inghilterra andavo avanti a night-club e coca», ha dichiarato ai giornali di Sua Maestà che hanno ringraziato per tanta manna.