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L'OSSERVATORIO

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Ma poco è mancato che, come troppe volte era accaduto in passato, fosse la Juventus a mettersi in tasca l'intero incasso. E stavolta non per decisioni arbitrali sballate, ma per la prodigalità di una Roma che aveva dilapidato, in quella splendida prima mezz'ora di gioco, quattro o cinque nitide palle-gol, prima di vedersi trafitta dalla zuccata del vecchio amico-nemico Emerson. Quando nel finale del primo tempo Nedved ha visto il cartellino rosso, sacrosanto, paradossalmente la spinta giallorossa si è attenuata: omaggio alle tante energie disperse in questo scorcio di stagione, ma soprattutto a causa della maggiore attenzione della capolista alla fase difensiva, con spazi sempre più ristretti. Costretto a sostituire gli acciaccati Alvarez, Dacourt, Spalletti ha avuto mano felice nell'ultimo cambio, perché appena entrato il giovane marocchino Kharja ha firmato il suo primo gol in Serie A, ma il più pesante, la rete del pari che ha portato la Roma a un solo punto dalla Fiorentina, seppellita a San Siro da un Milan disposto a fare qualche sconto appena per metà gara, prima di imporre il suo superiore tasso tecnico, ma anche lo straordinario momento di forma esibito in questi ultimi tempi. Di riflesso, al Delle Alpi l'esaltazione del tifo giallorosso è stata doppia: tanto tempo prima di celebrare, ma infine festa grande. Il primo atto di questa anteprima sontuosa era andato in scena nel tardo pomeriggio al Tardini di Parma, gli emiliani votati a concludere la lunga, sofferta volata verso la salvezza, l'Inter con il secondo posto nel mirino, per evitare i pericolosi preliminari di Champions. Un match al quale guardavano con differenti auspici le protagoniste della corsa alla quarta poltrona utile per l'Europa vera. La Fiorentina sperando in un passo falso dei nerazzurri così che il Milan riducesse il livello delle sue motivazioni nella sfida di San Siro, la Roma sognando invece che il diavolo si sentisse pungolato al massimo da un temporaneo sorpasso da parte dei cugini. Ma l'Inter non ha ascoltato le invocazioni romaniste, lasciando addirittura tre punti contro un Parma ormai praticamente in salvo e affiancato in classifica all'ambiziosa Sampdoria. Ha risolto un gol di Simplicio su pasticcio difensivo di Wome, ma il miglior interista in campo è stato Toldo, dato che allontana ogni dubbio sulla legittimità del risultato. Mancini si era affidato al duo Recoba-Adriano, poca roba, soltanto a buoi scappati ha messo in campo Cruz, denunciando una gestione della partita non proprio felice. Se vogliamo, il tecnico interista si è procurato la ribalta soltanto per i soliti, sgradevoli piagnistei con il terzo uomo, che ormai fanno parte di un suo copione, stantio.

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