Dimostrazione che siamo in progresso ma non maturi
Proprio nella partita che sembrava più alla portata dell'Italia gli uomini di Berbizier sciupano la bella immagine offerta finora. Un vero peccato, visto che l'incontro era cominciato benissimo. In un Flaminio stracolmo ricchissimo dei colori dei kilt e delle maglie dei club scozzesi e dell'azzurro dei tifosi italiani, la grande emozione degli inni nazionali proietta l'intero stadio nell'atmosfera della battaglia. L'Italia parte a mille all'ora nei primi 10' e già al 6' apre una breccia nel vallo di Adriano eretto dagli scozzesi con il suo miglior uomo in campo, Mirco Bergamasco. Dopo una touche ai 10 metri in attacco gli uomini del pack danno vita a tre fasi di pick and drive vicino ai raggruppamenti per assorbire più avversari possibile, poi Griffen scarica su Pez che finta il passaggio e accarezza l'ovale con l'esterno del piede sinistro a scavalcare i centri avversari. Si avventa sul pallone Bergamasco che vìola la terra promessa. La trasformazione di Pez fissa il 7-0. Purtroppo da qui in avanti Pez non ne azzeccherà più una, soprattutto nei calci di spostamento che sarebbero stati determinanti per portare il gioco nella metà campo avversaria, dando vita alla sua peggior esibizione nel torneo. Certamente non l'avrà aiutato la prova delle terze linee azzurre, ieri lontani parenti dei gladiatori degli ultimi match. Zaffiri sbiadito, Sole mai determinante e, soprattutto, Parisse, scintillante finora, mai in partita. Dopo la meta di Bergamasco la Scozia impone, poco alla volta, il proprio sistema che ha fruttato le sorprendenti vittorie contro Francia e Inghilterra: scarsa organizzazione offensiva, grandissima efficacia nei placcaggi, falli continui intorno ai punti d'incontro, è la corrida scozzese. Nell'occasione, il gioco poco ortodosso della squadra di Hadden — che se praticato dall'Italia desterebbe scandalo presso i solerti custodi dell'ortodossia britannici — trova un involontario complice nell'arbitro Rolland, troppo lassista specie nella prima frazione. Gli azzurri non riescono a mettere ordine tattico nell'incontro e la grande differenza nei calci di spostamento porta il gioco nella nostra metà campo. Ciononostante, dopo il pareggio di Paterson, Bortolami e compagni hanno un'altra occasione per segnare dopo un breack del solito Bergamasco ma l'ovale sfugge dalle mani di Griffen sul più bello. Un drop di Ross fissa lo score sul 7-10 all'intervallo. Nella ripresa l'Italia produce il pareggio con un piazzato di Pez, ma riesce a divorare due mete fatte che gli azzurri ricorderanno a lungo. La prima con Canavosio e con lo stesso Pez, cui sfugge l'ovale a pochi centimetri dal paradiso, la seconda per un inspiegabile egoismo di Parisse che non scarica su Nitoglia lanciato lungo l'out il pallone della vittoria, andando a sbattere contro la disperata difesa scozzese. A tre minuti dal termine Perugini pasticcia ritardando il passaggio a Lo Cicero che subisce il placcaggio. Il tentativo di recupero costringe gli azzurri al fallo, Paterson piazza in mezzo ai pali, 10-13 sanguinoso. La giovane, promettente Italia di Berbizier lascia con amarezza un bel torneo che avrebbe potuto diventare indimenticabile. Negli altri incontri la Francia espugna Cardiff 21-16 e vince il torneo, l'Irlanda passa in Inghilterra.