di FRANCO MELLI TORNARE alla vittoria contro la Reggina per non dire addio all'area Uefa, accettando ...
Che rappresentano uno spaccato senza precedenti di autolesionismo assurdo all'interno di una società storicamente melodrammatica e ancora alla ricerca di tranquillità economica. E pare tutto irreale, perfino la sfida presumibilmente abbordabile dentro una specie di acquario, mentre prosegue l'aspra battaglia fra Lotito e gli scioperanti, cui non importa nulla dell'accordo raggiunto da Rossi fino al 2009 e della stagione fin qui dignitosa dei biancocelesti. Prevale la voglia pazza di sbriciolare l'attuale gestione e di festeggiare il ripristino della lazialità vera, ammesso e non concesso che l'attuale reggente risulti accusabile di sparpagliate nefandezze o «tout court» della mancanza di un progetto di rilancio del club che trovò moribondo. Predomina la necessità di sapere che Chinaglia e il suo gruppo possano essere successori attendibili quando scopriranno le loro carte negli uffici della Consob e a beneficio della gente in trepida attesa. Cosa consigliare a Lotito? Di andarsene? Di scendere a patti? Lui resiste ancora irremovibile, salvo dichiararsi pronto a un'eventuale trattativa portata avanti attraverso la mediazione di una banca d'affari. Siamo in pieno caos, fra chi ha avviato il risanamento del club e chi promette di riportarlo alla svelta ai fasti cragnottiani, cioè Long John, già grande centravanti e poi pessimo dirigente, che comunque ha i tifosi dalla sua parte, come dimostra il sit-in pacifico annunciato per domani davanti agli uffici dell'organo di vigilanza. E, quali testimoni di questa contrapposizione che durerà chissà quanto, diventa difficile per i cronisti parlare dell'appuntamento imminente da ritenere, in condizione di serenità, un trampolino di lancio verso il sesto-settimo posto. Purtroppo la serenità va inventata in campo, senza l'incoraggiamento di due terzi dei tifosi di una volta, come non bastasse la grave assenza dello squalificato Behrami che costringe Rossi a rimodellare il centrocampo adattando presumibilmente Pandev a (con Mauri dall'altra parte) oltre all'accoppiata centrale Liverani-Mudingay. La Lazio, unico esempio di società in conflitto con se stessa, ha perso all'incirca, nell'attuale campionato, centomila spettatori paganti, e tuttavia la situazione tecnica resta una specie di baluardo incrollabile sotto l'urto degli ultrà ribelli. Le cifre sono eloquenti e suscettibili di immediati miglioramenti, visto che in casa il bottino pieno risale all'otto gennaio, 4 a 1 rifilato all'Ascoli. Da allora, due successi (in trasferta, a Treviso e a Firenze), due sconfitte e sei pareggi, l'ultimo davanti al Chievo, dove sono state penalizzanti alcune sviste della terna arbitrale. Sono molti, Lotito dice dieci, i punti lasciati causa errori dei direttori di gara, ma per le frange dei denigratori sono dettagli trascurabili, che semmai vanno strumentalizzati allo scopo di rimpolpare le critiche sul gestore, dirigente vanitoso e puntualmente bastonato dal sistema calcio che ritiene di aver conquistato. Tormentone pazzesco, dentro un pasticciaccio brutto che forse fa comodo agli antagonisti griffati Mazzarri. Toccherà all'accoppiata Rocchi-Di Canio alleggerire l'amarezza di una domenica particolare, raggiungendo di slancio quota 42 alla presenza di pochi intimi.