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dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI FORMELLO — Si parla solo dello sciopero del tifo, inutile negarlo.

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Quanta gente ci sarà sugli spalti, il dubbio strisciante, e poi ancora un'analisi approfondita sui perché esiste il rischio che lo stadio venga disertato: i quesiti vertono sul tema del giorno con Lotito pronto a rintuzzare gli interrogativi appellandosi alla «bontà del progetto che riparte dal tecnico» e con un categorico «mi confronto con gente sana, non con chi vuole distruggere in modo strumentale». In soldoni: le distanze tra il presidente e una parte della tifoseria rimangono siderali e i veleni ambientali si sintetizzano nella richiesta che parte dal cuore della Nord di lasciare gli spalti deserti in segno di protesta nei confronti dell'attuale gestione. «È per il bene della società», tuona la Curva, «critiche distruttive», risponde Lotito. In mezzo, anzi prima e dopo ma quasi come corollario, Lazio-Reggina, come detto, e la firma di Rossi fino al 2009. Questo lo scenario d'una vigilia di campionato davvero anomala, perché l'iniziativa senza precedenti di chi aderirà all'invito della Nord è combattuta da Lotito senza mezzi termini. «Non ho rapporti con i tifosi, di che tipo dovrei averne? Anche io sono laziale da sempre come quelli che mi contestano, ma queste critiche ad una società sana e una squadra che sta facendo abbastanza bene mi fanno pensare che tutto questo sbandierato attaccamento alla squadra forse non esiste. E sbaglia chi pensa che io possa desistere». Rossi cerca di spostare il tiro e sull'argomento irrompe in modo diverso: «Mi dispiace esista questa situazione, vuol dire che dovremo impegnarci ancora di più per avvicinare chi in questo momento vuole disertare». E poi la specifica: «Il contratto prevede che io faccia solo l'allenatore, né l'imbonitore, né altro. Sono contento della firma, ora pensiamo alla Reggina». Già, perché oggi all'Olimpico scende la banda-Mazzarri, che all'andata impose lo stop ai biancocelesti in una delle gare più brutte giocate lontano dall'Olimpico. «Vogliamo cancellare quel brutto ko. Loro sono duri, esperti ed essenziali, sarà difficile». Di certo c'è che la Lazio non vince in casa da oltre due mesi, da quel rotondo 4-1 contro l'Ascoli di inizio 2006. Rossi teme che le vicende extracalcistiche, vedi contratti di Liverani e Dabo, possano turbare il gruppo: «Alla fine del campionato mancano 10 partite e oltre ad avere la possibilità di migliorare la classifica, servono anche per capire chi è un giocatore da Lazio. Fino adesso tutti hanno dimostrato di essere all'altezza, spero che lo siano fino alla fine». Un monito preciso, che potrebbe specchiarsi anche nell'undici titolare: due i dubbi. Mudingayi (favorito) o Dabo come partner di Liverani, Manfredini o Pandev in lizza per il posto di vice-Behrami sulla fascia destra. Il recupero di Tare favorisce l'ipotesi legata alla formula più audace con l'impiego del macedone sull'out e Di Canio-Rocchi davanti. Per tentare di superare quota 40 nel silenzio dell'Olimpico.

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