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Il tecnico si conferma alla Lazio: «Pronto a firmare». Proposto un triennale

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Rossi: voglio restare

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Almeno il suo. Che sarà ancora biancoceleste. «Voglio restare, e la società vuole che io resti. Credo che a breve firmerò il contratto, può darsi anche in settimana. Non vedo perché dovrei andare da un'altra parte. La scelta l'ho fatta l'anno scorso quando sono arrivato nella Capitale». Lotito ha accelerato i tempi per blindare il tecnico e cercare di avviare anche un discorso in prospettiva. L'ha sentito ripetutamente nelle ultime ore, ha contattato i suoi più stretti collaborati, dal vice Limone a Vio, passando per Grigioni e Bianchini: un modo per strappare il consenso di massima in vista della ratifica ufficiale. Si stanno limando i dettagli, si discute sulla forma dell'intesa: il club è pronto a proporre un triennale, non è escluso che alla fine si chiuda per due stagioni. Sarà decisivo il colloquio finale, l'ultimo prima della firma. Nelle ultime ore, questo è sicuro, è stata data una spallata all'incertezza che regnava fino a domenica scorsa sul destino del romagnolo. Samp e Napoli lo corteggiavano, erano pronte a stringere la morsa se Rossi avesse continuato a manifestare dubbi. Per questo la società ha cercato di evitare ulteriori rinvii. Il tecnico incassa il gradimento e cerca di guardare avanti, che vuol dire parlare della sfida con la Reggina. Con un riferimento all'annunciato sciopero della Curva, che ha invitato i tifosi a disertare lo stadio in segno di protesta verso l'attuale gestione. «Mi dispiacerebbe se contro la Reggina lo stadio fosse vuoto, penserei quasi che allora non si è tifosi fino in fondo. Il tifoso credo debba stare vicino alla squadra. Se fossi un tifoso, inoltre, andrei a vedere la gara, anche perché, questa, può darmi qualcosa, delle emozioni. Quelli che verranno saranno quelli che vogliono bene alla Lazio. Se invece si pensa ai rinnovi e a quello che verrà, questo vuol dire farsi del male». Non capisce l'atteggiamento di chi contesta, Rossi, e non lo nasconde neanche un po'. Scatenando la reazione decisa degli Irriducibili, promotori dello sciopero. «Ci sentiamo offesi dalle dichiarazioni del tecnico. Non è un'iniziativa contro la squadra, lo sanno anche i muri. È una atto di protesta per il bene della Lazio, non possiamo essere etichettati in quel modo da Rossi. Dovrebbe conoscere le problematiche e tutto quello che abbiamo fatto in passato, da Via Allegri all'Agenzie delle Entrate, proprio per salvaguardare il bene del club. A lui non abbiamo mai chiesto risultati ma gli siamo sempre stati vicini», sottolinea Toffolo del direttivo del gruppo, preoccupato dopo la fumata grigia per Dabo e Liverani. Rossi parla anche a loro. «Non è mai facile lasciare il certo per l'incerto. Io ci penserei prima di andare via e poi qui stanno bene e giocano». Loro, i custodi della cabina di regia, però si allontanano sempre di più: ieri il manager del francese, Traorè, ha confermato che «il giocatore chiede più di quanto percepisce in questa stagione». Cioè più di 800 mila euro, quindi fuori dai parametri biacocelesti. Difficile quindi ipotizzare un accordo, anche se «Dabo vuole dare priorità alla Lazio». Rossi cerca di parlare un po' di calcio: «Abbiamo mandato in gol 15 giocatori diversi, siamo sulla strada giusta: sono riuscito a trasmettere la filosofia giusta. Insomma non mi sento un mister «X», anche se i numeri dicono questo». Dal campo: recupera Manfredini ma Pandev si candida come vice-Behrami. Mercato: anche la Fiorentina, dopo il Milan, sulle tracce di Oddo.

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