Mexes scatenato «Voglio vincere qui e poi al Mondiale»
Per il francese questa è la stagione delle rivincite: ha riconqustato la nazionale, Spalletti lo ha inserito in pianta stabile nell'undici base e i tifosi gli hanno riservato un posto speciale nel loro cuore, quello che una volta era occupato da Samuel. Ma non gli basta. Giocare il mondiale da titolare e salire sempre più in alto con la Roma sono i suoi prossimi obbiettivi. Buongiorno Philippe. Può spiegarci come si pronuncia correttamente il suo cognome? «Si dice Mexès con l'accento sulla seconda "e" e pronunciando la "s" alla fine». È vero che i compagni la chiamano Elena ? «Si, è stato Cufrè il primo a chiamarmi così durante la tournee americana di due estati fa. Dicono che assomiglio al nostro addetto stampa. Mi fa piacere: Elena è carina e lo considero un complimento. Certo, è un po' strano essere paragonato con una donna». Perchè ha fatto quel gesto verso la curva nord dopo il gol di Taddei nel derby? «Ero un po' nervoso, è stata una liberazione. Non volevo mettermi in mostra ma rispondere a due cose accadute lo scorso anno: l'esultanza di Di Canio verso la nostra curva e lo striscione dei tifosi laziali in cui mi avevano paragaonato ad una ballerina del Moulin Rouge». Come è stato accolto al suo ritorno in nazionale? «È stato un piacere tornare a vestire quella maglia e respirare un po' di aria della Francia». Spera di giocare il Mondiale da titolare? «Si, certo. Ma per il momento non ci penso. Voglio soltanto dare il massimo con la Roma, il resto lo scopriremo in seguito». Una vittoria contro l'Inter cambierebbe l'obbiettivo della Roma in campionato? «Sarà una bella gara.Speriamo di batterli, l'importante è portare a casa i tre punti e poi vediamo come si evolve la situazione. Dobbiamo guardare avanti senza pensare a troppe cose». Si può dire che parte dei meriti della vostra rinascita vanno a Baldini? «Si, lui ha fatto un buon lavoro per la Roma e l'ho sempre ringraziato per avermi portato qui». Come l'ha convinta a venire a Roma? «Mi ha seguito da quando ero giovane e mi ha parlato sempre bene della squadra. Ho guardato diverse partite della Roma in tv e mi sono subito innamorato. Arrivare nella capitale per me è stato un sogno realizzato». Cosa le ha lasciato quella chiacchierata che fece con Capello? «Niente. Non sono venuto qui per lui. È un grande allenatore e lo rispetto ma non mi interessa che se ne sia andato. Al suo posto ci sono altre persone che stanno facendo un lavoro eccezionale». Il suo contratto scade nel 2008. È arrivato il momento di discutere il rinnovo? «No, ora penso a vivere giorno dopo giorno. Ho un contratto con la società e voglio rispettarlo fino in fondo. Per stare bene con la mia coscienza devo dare tutto». Roma per lei è un punto di partenza o di arrivo? «Aspiro ad arrivare sempre più in alto. Sarebbe bello riuscirci con questa maglia. Non posso accontentarmi di due mesi di gloria e spero di continuare ad esprimermi a grandi livelli come sto facendo adesso». Cosa le ha dato Spalletti? «Ha trasmesso a me e al resto del gruppo lo spirito giusto e una grande fiducia. Riesce a far sentire parte integrante della squadra anche chi non gioca. E poi, a seconda dei momenti, sa sia ridere che "menare"». Totti ha detto che lei è il miglior difensore del campionato italiano. «Mi fa piacere ma non ho ancora dimostrato niente. In futuro spero di diventare davvero uno dei più forti difensori della serie A». Qual'è il momento più bello da quando è a Roma? «L'ultimo periodo». E il più brutto? «L'espulsione durante Roma-Dinamo Kiev con tutte le conseguenze che ha portato». Da dove nasce l'abitudine di prendervi a schiaffi dopo i gol? «Durante un'esultanza mi è partito un colpo dopo che qualcuno mi aveva tirato i capelli. Ora tutti i miei compagni mi imitano ma senza farsi male. Fa parte dello splendido spirito che c'è nel gruppo».