Roma, voto undici
Un successo che va oltre i numeri, oltre la storia. Un'emozione che solo chi c'era ha potuto vivere e tenere a mente per il futuro della Roma. Un vero e proprio fenomeno che Totti sintetizza in un concetto di semplicità imbarazzate. «Siamo tutti fratelli, siamo una squadra di fratelli». Detta così potrebbe sembrare banale, ma il concetto espresso da Totti nasconde un risvolto che in molti avevano finora trascurato a Roma. La squadra c'è e vince perché c'è un gruppo affiatato di gente che vive insieme lo fa con entusiasmo, con voglia. «Non mi sono mai sentito capitano della Roma come adesso — spiega Totti sull'etere romano il giorno dopo il successo nel derby — anche perché prima c'era più invidia da parte di tanti altri giocatori». Totti ha vissuto la sfida con la Lazio da fuori, ha sofferto per non poter dare il suo contributo (lo darà sempre da bordo campo anche domenica sera contro l'Inter), ha pianto quando la Roma è entrata nella storia. «Non ce l'ho fatta ad assistere alla riunione tecnica prima della gara, ho avuto come una fitta al cuore e sono andato al pullman. Ai compagni ho detto di stare tranquilli, che si poteva e doveva vincere. Della maglietta non sapevo niente. Comunque mi sono stati tutti particolarmente vicini dopo l'infortunio. L'allenatore? Non potrei mai farlo, giusto se allenassi mio figlio. Non riuscirei a gestire la tensione, specie in una partita così». La gioia del capitano è la sintesi dell'umore giallorosso: con lui all'ennesima potenza. «Che goduria aver vinto questo derby! Una cosa imbarazzante». Anche Totti riconosce in Spalletti il vero artefice della trasformazione giallorossa e non solo di quella sul campo. «Spalletti è stratosferico in campo e genuino fuori: anche un po' matto. È la persona giusta per questa piazza. Capello aveva tutta una vita sua e non aveva questo rapporto con i giocatori. Mexes? È della Roma, tanto. È imbarazzante per quanto è forte. E mi hanno accennato a cosa ha fatto dopo il gol di Taddei». Il francese è stato visto invitare la curva Nord a stare zitta ed è diventuo un idolo della Sud. L'abbraccio con Sensi a fine gara ha coinciso con l'apice della commozione. «Sappiamo quanto ha fatto e quanto farà per questa Roma. Ha litigato con la moglie per venirmi a trovare in clinica e starmi vicino. Mi guardava e piangeva e mi diceva "noi siamo la Roma"». Sulla rottura dei raporti con Cassano.. «Da parte mia non è successo niente con Cassano — spiega il capitano — è stato un suo pensiero ed è finito lì e se ne è andato senza salutare. Si è rotta un'amicizia all'improvviso, senza sapere il motivo». Il pensiero va al Mondiale. «Voglio giocarlo anche perché sarà la mia ultima competizione con la Nazionale. Questo è il mio progetto e quasi sicuramente lo porterò fino in fondo». Ma il capitano ha ben chiaro in mente anche quale dovrà essere il futuro della Roma alla quale ha dato anche qualche consiglio per gli acquisti. «Ho firmato perchè mi sono fidato di quello che mi hanno detto. Voglio restare qui e vincere qui. Tutti i giorni parlo con la dirigenza per sapere le cose come stanno. Questo è un gruppo solido, da qui si parte guardando l'orizzonte:avanti con tre, quattro, cinque campioni». Oggi Totti sarà a Sanremo in vista alla moglie Ilary. «Se mi faranno cantare una canzone, canterò. Cosa? L'inno della Sud». Già, quello da domenica sera è ormai la colonna sonora della Capitale.