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di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — Partono turisti e atleti, riaprono le strade.

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Perché le Olimpiadi si sono svolte nel migliore dei modi e, va detto, solo nell'immediatezza dell'evento la città ha scoperto che all'Italia tutta importava qualcosa dei Giochi: in precedenza, tanta sottovalutazione e un po' di menefreghismo. Come però spesso capita in Italia, quando si tratta di salire sul carro del vincitore, sono bravi tutti: se qualcosa fosse girato storto, viceversa, i torinesi avrebbero fatto la figura dei fessi da soli. Detto questo, la prima capitale d'Italia ha stupito tutti. Gli americani l'hanno ribattezzata una «Firenze sotto la neve», i cinesi hanno già prenotato settimane bianche e tour eno-gastronomici, i canadesi sperano di essere all'altezza tra quattro anni quando toccherà a Vancouver e via di questo passo. «Ha funzionato tutto, senza modestie — ha detto il sindaco della città, Sergio Chiamparino — e persino il tempo ci ha aiutato, dando un'imbiancata alla città durante le gare». Qualche critica è arrivata lo stesso, del tutto compatibile però con l'importanza e la grandezza dell'evento: biglietti troppo cari, per esempio, o la distanza dei siti olimpici da quelli cittadini. «Sulla partecipazione del pubblico italiano — ha proseguito il sindaco — non ho avuto questa impressione, almeno in città. Può darsi che durante le eliminatorie delle gare ci sia stato qualche vuoto, ma questo è dovuto anche al meccanismo dei biglietti comprati dagli sponsor e poi distribuiti a gente non appassionata al punto da andare in montagna. Ma il problema della distanza è stato compensato dal ruolo della città che, francamente, è quello che ha dato il tono a tutti i Giochi». Una città nuova, calda, organizzata, con impianti spettacolari che nel prossimo futuro saranno riutilizzati sia per fini sportivi che fieristici o mussali. Una città che è piaciuta a tutti e che ha sfondato la cifra del milione e mezzo di pernottamenti alberghieri: nelle previsioni si sperava di arrivare a quota un milione e solo questo rende l'idea di cosa abbiano rappresentato i Giochi. Gli ascolti televisivi, dal canto loro, sono stati sempre ottimi: il curling è stata la vera sorpresa e ha avuto anche punte di cinque milioni di contatti, la cerimonia di apertura è stata seguita da 10.720.000 telespettatori (37.25% di share), quella di chiusura da quasi otto milioni. In un'ideale classifica di specialità, lo sci nordico ha vantato una media di share del 21.21%, pari a 2.198.000 telespettatori, lo sci alpino il 20.20% e 2.667.000 telespettatori, lo slittino il 20.06% e 2.810.000. L'ascolto ha premiato le esibizioni sul ghiaccio del pattinaggio artistico in prima serata, che ha ottenuto un ascolto medio di 4.806.000 telespettatori con il 19.29%, mentre il pattinatore dorato Enrico Fabris è stato seguito da 2.912.000 appassionati con il 24.92%. Adesso, spentisi i primi riflettori, toccherà alla nona edizione delle Paralimpiadi, ovvero ai Giochi riservati ai diversamente abili dal 10 al 19 marzo. In gara ci saranno più di 600 atleti in rappresentanza di 40 nazioni di cui due, Messico e Mongolia, presenti per la prima volta a questa manifestazione. Cinque le discipline in programma: sci alpino, fondo, biathlon, sledge hockey (giocato seduti su una piccola slitta) e il curling su carrozzina. I paratleti saranno divisi in tre categorie: blind (non vedenti), sitting (seduti in carrozzina) e standing (amputati). All'interno di ogni categoria vi saranno poi ulteriori suddivisioni che tengono conto della gravità dell'handicap. Tutto è bene quel che finisce bene, insomma. E ieri il presidente del Cio, Jacques Rogge, ha promosso tutto e tutti: «I Giochi vi lasceranno un'eredità straordinaria. Siete un Paese e una città straordinarie: forse, prima ancora di farvi scoprire dagli altri, avete scoperto voi stessi». Intanto il presidente della Repubblica, Ciampi ha nominato Cavalieri tutti gli azzurri che hanno vinto una medaglia a Torino 2006.

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