La storia siamo noi, vogliamo vincere per l'Uefa
Eccome. Il vocabolario è quello del perfetto guerriero: battaglia, popolo e storia come declinazioni preferite, vittoria come imperativo categorico, buttato lì ogni tre frasi tanto per non distogliere l'attenzione dall'obiettivo. Distilla concetti chiari e limpidi, Paolo Di Canio, annusa l'aria del derby ed è pronto a onorarlo. Come sempre. Dal gennaio dell'89 a quello del 2005, fotogrammi ancora stampati nell'orgoglio laziale, griffati dal suo inconfondibile marchio. Il resto è un concentrato di emozioni e di buoni propositi. L'idolo della Nord è pronto. Come si sente alla vigilia della grande sfida? «Sto bene e mi ritengo super-fortunato. La vivo come fossi un tifoso, solo che ho la fortuna di agire, di scendere in campo». Arbitrerà Trefoloni, ricorda i precedenti? «Certo e dico che i "cappottini" preparati non ci piacciono. La terna è quella di due anni ci vuole un'intelligenza sopraffina a designare chi ha danneggiato oggettivamente la Lazio. Ci seguiranno 130 paesi, spero sia una battaglia pura, dura e leale». La Lazio è pronta? «La vittoria di Firenze ci ha restituito entusiasmo e la freschezza atletica che mancava. Però al derby ci arrivi carico anche se perdi sei partite consecutive». Quali sono le sue sensazioni? «Sono sereno, perché può succedere di tutto ma soprattutto perché esiste la convinzione che possiamo vincere e condividere la gioia con il popolo laziale. Loro, i ragazzi, vinceranno la sfida sugli spalti. Darò tutto me stesso per battere la Roma». Sarà il suo ultimo derby? «Questa è un cosa che ho detto due settimane fa, perché mi è stata fatta una domanda e visto che non ho il contratto...Comunque non c'entra quello. Me lo voglio godere fino in fondo. Poi non so cosa accadrà» Però c'è un appuntamento al 30 aprile per parlare di rinnovo. «Io non ho appuntamento con nessuno e di questo parlo solo dopo il derby. Non mi esprimo a riguardo, chi mi conosce sa cosa penso. Dovrei usare un aggettivo ma è meglio evitare». Cosa potrebbe significare una vittoria nel derby? «Per noi la possibilità di giocarci fino in fondo la possibilità di agganciare la zona-Uefa. Loro giocheranno per la Champions». Stima sempre Spalletti? «Sì. Speravo che lo cacciassero (sorride, ndr) quando le cose non giravano. I risultati ora si vedono. È uno bravo, davvero». Rossi invece che tipo è? «È una brava persona, può sembrare un aziendalista per certi versi. Lo stimo umanamente. Sa rivolgersi in modo diverso ai calciatori in base alle loro caratteristiche. Pandev e Behrami, ad esempio, sono due rosiconi e lui riesce a fargli tirare fuori il massimo. E poi in campo sappiamo tutti cosa fare». Che differenze esistono tra Lazio e Roma? «Rispetto a loro abbiamo la storia e loro 27 anni di buco...Poi la gente, i colori e lo stile di vita. Noi siamo noi, come diceva Alberto Sordi...» Che curve si aspetta? «Uno spettacolo unico, vinceremo noi. Mi auguro che chi è preposto al controllo, non esasperi la situazione sequestrando striscioni leciti. La parte loro invece mi carica da morire. Porterò anche mia figlia allo stadio. Lei è laziale, è una Irriducibile». Chi sarà l'uomo derby? «Uno che non vi aspettate». Pensa ancora all'assenza di Totti? «Ora non ci penso più, non me ne può fregare di meno. Sulla sua assenza mi sono già espresso. Voglio giocare contro i migliori. Mi dispiace per l'infortunio». Li teme? «No, anche se quando uno viene da 10 vittorie consecutive non è un caso. Spero che anche la fortuna gli volti le spalle. Vogliamo vincere, senza episodi particolari a favore o sfavore». Come potete vincere? «Così: facciamo 2 gol noi e zero loro...e si ferma la Roma». Ha studiato qualche rito con Rocchi? «Gioca sempre al computer, è diventato insopportabile, anche se poi lui lo dice di me. Vedremo qualche film degli anni '80».