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TORINO — Quarto.

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Quarto e deluso. Convinto, anche, di avere subito una scorrettezza. Cristian Zorzi sognava un altro epilogo alla sprint di sci di fondo. E' una formula molto particolare, la sprint, una specie di lotteria: oltre alla velocità di base, fondamentale, contano la fortuna e la correttezza degli avversari. La distanza è ridicola per una prova di fondo: 1,2 chilometri. In pratica, l'equivalente dei cento metri nell' atletica. Zorzi detto "Zorro" è arrivato alla finale a quattro, l' obiettivo minimo: a quel punto, dopo il trionfo di pochi giorni fa nella staffetta, era convinto di poter far valere la sua esperienza nelle gare del genere e il suo stato d'animo assolutamente euforico per ovvi motivi. Invece è accaduto il patatrac, sempre possibile in gare di questo genere. Succede che, appena prima di piazzare lo spunto iniziale della volata, dopo una curva a sinistra, l'azzurro provi a passare all' interno ma trovi uno sbarramento. Di qui non si passa, sibila lo svedese Thobias Fredriksson, che stava in quel momento davanti al Nostro e quindi, per regolamento, aveva il diritto si scegliere la traiettoria. Nulla da fare, allora: Zorzi perde il ritmo, arranca, impreca e si arrabbia. Basta poco, basta nulla: non solo addio allo sprint per l'oro, ma tanti saluti anche alla possibilità di farsi valere per un posticino sul podio. «Mi ha tagliato la strada, è stato scorretto», sibila alla fine l'italiano. Forse è vero, ma il ct Marco Albarello spegne subito gli ardori: «Impossibile fare ricorso, il regolamento parla chiaro». Per la cronaca, vittoria (guarda caso) allo svedese Bjoern Lind davanti al francese Roddy Darragon e, naturalmente, a Fredriksson. Dom. Lat.

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