Il declino della coppia più bella del mondo
Margaglio-Fusar Poli solo sesti: oro ai russi. Amarezza a fine gara: «Gli errori si pagano, troppa pressione»
Erano tornati per vincere. L'oro olimpico come obiettivo. Altro che partecipare: quella è una cosa che va bene per atleti con talento relativo. Barbara e Maurizio volevano il titolo olimpico perché a Salt Lake City si erano fermati al bronzo, ma tutti sapevano che avrebbero meritato l'oro. Dopo quell'appuntamento, si erano fermati. Ritirati. Si erano guardati dentro e avevano scoperto che quel sogno a cinque cerchi albergava ancora nel loro animo. E quindi: dopo quattro anni senza gare si erano ripresentati e avevano portato a casa il nono titolo italiano di pattinaggio di figura diventando la coppia più vincente della storia di questo sport in Italia. Come loro, nessuno mai. A Salt Lake City, nello Utah, il loro bronzo era affogato tra giudici, votazioni non troppo trasparenti e pure una spy story che collegava la giuria alla mafia russa. Ma c'era stata anche una caduta, quella di Maurizio, scivolato sul ghiaccio quando proprio non avrebbe dovuto: «In novanta gare non avevamo mai sbagliato - aveva rivelato la Fusar Poli -. Il livello di pressione su di noi era troppo alto e non a caso eravamo stati i più massacrati dai giudici. Io ho retto meglio, lui forse voleva fare di più». Domenica sera, a Torino, altra puntata del drammone. Altra caduta, altro errore di Maurizio. Uno sguardo lungo un minuto a centro pista, con lei che non gli toglie gli occhi di dosso quasi a chiedere «ma come hai fatto? Ma come ti permetti? Ma ti rendi conto? Siamo tornati apposta e adesso mi fai questo?». Lui, impietrito, a subire le parole non dette, ma lo sguardo più inquisitore del mondo. L'oro, che dopo la prima giornata sembrava davvero a portata di mano, che si allontana di nuovo. Sparisce, meglio: dopo un ruzzolone del genere, nessuna speranza di salire sul gradino più alto del podio. Era stato lui, Maurizio Margaglio, a non avere dubbi sul rientro. Lei nel frattempo (maggio 2004, per l'esattezza) aveva avuto una figlia e ci aveva messo un po' di più a decidere. Era diventata allenatrice e forse lì a bordo pista aveva capito che girava ancora meglio lei delle sue allieve. Si era lasciata trainare dal compagno di una vita (anche se i due non sono mai stati fidanzati) e si era convinta che ne valesse davvero la pena. Fino a domenica sera, intorno alle 22,30. Quando il mondo è crollato addosso a entrambi, travolti da una votazione che ha impedito loro di sognare ancora per un giorno. In attesa di quello che sarebbe stato ieri sera, dell'ultimo esercizio della carriera probabilmente. Quando il pubblico del Palavela si sarebbe emozionato, infervorato, innamorato. Li avrebbe spinti verso l'oro, se non ci fosse stato quell'incidente. Pochi giorni prima dell'inizio dei Giochi, i due si erano detti «felici di non aver alcun tipo di pressione. Non c'è aspettativa: siamo leggeri». Non era vero. Perché la prima pressione se l'erano creata da soli. Dom. Lat.