Fantastico «nonno» Aamodt: è lui il supergigante
Soprattutto, una medaglia d'oro quattordici anni dopo essere salito sul primo gradino del podio ad Albertville 1992: giù il cappello davvero, di fronte al neo-papà che arriva dal Nord, capace di ripresentarsi al top dopo il leggero infortunio patito nel corso della discesa libera di domenica scorsa: quel giorno era giunto quarto, aveva dovuto rinunciare alla combinata di cui deteneva il titolo olimpico, si pensava non fosse al meglio. Invece, nella pazza giornata del Sestriere, ha pennellato curve e dipinto traiettorie precedendo Maier di 13 centesimi e Hoffman di 33. Per Aamodt, si tratta dell'ottava medaglia olimpica, cui ne vanno aggiunte undici mondiali. Nel dettaglio, prima di oggi: bronzo in gigante e oro in superG ad Albertville 1992, argento in discesa e combinata, bronzo in gigante a Lillehammer 1994, oro in combinata e superG a Salt Lake City 2002. Inimitabile, davvero. Giornata pazza, si diceva, con la gara partita alle 11 e poi rinviata per le avverse condizioni atmosferiche. Alle 14.30 il sole metteva d'accordo tutti e la pista mostrava al mondo tutta la propria bellezza: tecnica e veloce, difficile e affascinante. Dalcin, autore del miglior tempo al mattino, usciva di scena così come il solito sciagurato Miller, Hoffman piazzava il tempone ma Aamodt lo zittiva quasi subito. Passato anche Rahlves, non restava che Maier, il re della disciplina dall'alto dei suoi 23 successi in Coppa: sempre dietro, Herminator recuperava nel finale ma non a sufficienza. Era il trionfo di Aamodt, uno dei «nonni» del circuito: la classe però, non ha età. Gli italiani, come previsto, maluccio: il migliore era Peter Fill, tredicesimo su neve soffice che lui proprio non ama. Pochi chilometri più in là, a Sansicario, andava in scena la libera della combinata femminile dopo le due manche di slalom disputate venerdì. E Janica Kostelic, data in dubbio alla vigilia, si confermava campionessa olimpica vincendo il suo quarto oro ai Giochi e sventolando felice le sue treccine. Doveva difendersi dall'assalto di Anja Paerson, la sua rivale di sempre, e rimontare circa mezzo secondo all'austriaca Schild, vincitrice dello slalom. Detto e fatto: gara pulita, pochissime sbavature, 55 centesimi rifilati alla Paerson e, a quel punto, l'oro in tasca. La Schild infatti, è slalomista pura e in pochi la consideravano in grado di difendere quel poco margine di vantaggio che aveva sulla croata: la fidanzata di Benny Raich tirava comunque fuori dal cilindro una prestazione maiuscola che le permetteva di regalarsi l'argento e di far retrocedere sul terzo gradino del podio l'ingrugnita Paerson, comunque già bronzo in libera. La combinata si confermava così territorio di caccia privato della Kostelic, che nella specialità non perde un colpo dal 2002. Sulle italiane, meglio stendere un velo: il ventesimo posto di Nadia Fanchini è la conferma che il settore va ripensato. D. Lat.