di FRANCO MELLI NON giocatevi il sette a zero per la Fiorentina, sventura che solo Di Canio accetterebbe ...
I ragazzi di Delio Rossi non sanno più fare bottino pieno, causa un evidente calo atletico forse ipotizzabile quando fioccavano elogi su Formello e ci si chiedeva fino a quando fosse prolungabile il boom biancoceleste. Adesso la squadra sembra pagare dazio per una stagione senza fine cominciata con l'Intertoto, e poi via-via zavorrata di impegni infrasettimanali che hanno bruciato tesori d'energie in un organico spesso ridotto all'osso. Così diventa abbastanza visibile in alcune circostanze l'affaticamento di chi deve ancora remare secondo i criteri tattici dell'allenatore di Rimini, galantuomo sprovvisto di alternative affidabili in troppi reparti come se le operazioni di mercato condotte in porto risultassero comunque inadeguate per mantenere la quota raggiunta nel girone d'andata. Già in estate venivano invocati rinforzi tipo Di Biagio e Semioli (quando l'esterno di fascia del Chievo non era ancora salito alla ribalta che l'ha portato ai margini di una convocazione in Azzurro) e mentre i nuovi arrivati Bonanni e Mauri stentano ad ambientarsi, non bisogna dimenticare che pure Cesar e Baronio non sono stati numericamente sostituiti. Questa è la realtà, aggravata dal timore di perdere a giugno tanto Liverani, dopo gli ultimi intoppi riguardanti il suo prolungamento contrattuale, quanto l'ultratrentacinquenne Peruzzi, pressoché vicino alla dolorosa decisione di lasciare il football. E fra tante notizie poco rassicuranti luccica a fatica l'orgoglio della lazialità che vagheggia davanti ai dipendenti di Prandelli un'opposizione sempre veloce e imprevedibile; o comunque attrezzata quanto meno per dividere la posta. Scatenata sul proprio campo, la Fiorentina risulta spesso friabile in trasferta e il suo inspiegabile camaleontismo ha consentito alla Roma dei nove successi consecutivi di azzerare quasi completamente un distacco che veniva ritenuto incolmabile. Chi si aggiudicherà il quarto posto utile per la prossima Champions League? L'imminente Fiorentina-Lazio impone perfino tale angoscioso interrogativo ai tifosi laziali al seguito. E non v'è dubbio che stavolta l'eventuale sconfitta sarebbe meno amara, in quanto raddolcita dalla sensazione di non aver aiutato i giallorossi di Spalletti quando mancano sette giorni alla stracittadina. Ragionamenti un po' sofisticati ai quali non si presta Delio Rossi, cui preme esclusivamente il rilancio anche psicologico del gruppo grazie ad un blitz prestigioso. Possibile portare da Firenze buone notizie, davvero propedeutiche per tentare poi di raggelare l'entusiasmo dell'inarrestabile compagnia Totti? L'allenatore punta su chi gli garantisce maggiori certezze. Behrami, scontata la squalifica e i postumi dell'infortunio torna a destra, e Manfredini, recuperato, si riappropria della corsia di sinistra. Rientra anche il radar di Liverani, con accanto Dabo, un altro di quelli che danno la sensazione di non appartenere ai programmi futuri. Dietro non ci sono opzioni su cui esitare: Oddo e Belleri dovranno arginare le propulsioni di Pascual e Jorgensen, mentre Siviglia e Stendardo si prendono l'arduo compito di bloccare il capocannoniere Toni, chissà quanto ispirato a una settimana dal rigore sbagliato nell'intossicante sconfitta di Livorno. Altre storie. Qua, aggrappati idealmente all'accoppiata Rocchi-Di Canio, prevale l'esigenza di arbitrare nel più corretto dei modi il lungo duello Fiorentina-Roma, badando a non disperdere tutto quello che la Lazio ha accumulato nei periodi felici. Certo, prefigurare l'impresa in Toscana sconfina quasi nell'utopia: fra l'opulenza di Della Valle e la parsimonia di Lotito c'è un abisso senza fine. Ma anche fra Davide e Golia non ci sarebbe stata lotta, se il piccolo eroe non avesse agito d'astuzia. Ci vuole fede: ogni tanto capita l'inimmaginabile.