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L'OSSERVATORIO

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La seconda manifestazione europea, una volta sparita la Coppa Delle Coppe che presentava per altro un tasso tecnico nettamente inferiore, ha vissuto anni di storia gloriosa: quando al via si allineavano le squadre più prestigiose del continente con l'eccezione dei vincitori del titolo nazionale, destinati alla Coppa dei Campioni. Poi il primo livello si è dilatato a dismisura, così che è l'attuale Champions ad avere ereditato le dimensioni, quantitative e qualitative, della vecchia Uefa. Ora è logico che il tifoso romanista intraveda prospettive di prestigio in questa competizione, visto che nella bacheca di Trigoria rimane quell'unico trofeo conquistato quasi mezzo secolo fa, quando la competizione aveva l'etichetta di Coppa delle Fiere, essendo riservate alle città che ospitavano esposizioni commerciali importanti. Altrettanto logico che il punto di vista di chi è chiamato a gestire un organico e a delineare gli obiettivi sia fondamentale diverso. Per dirne una, Capello fece delle scelte precise, nell'anno dello scudetto, relegando l'Uefa tra i traguardi secondari e privilegiando il più importante traguardo nazionale, che la Roma non raggiungeva da un ventennio. Fino a benedire paradossalmente lo sciagurato Garcia Aranda, che consentì alla squadra una dignitosa uscita di scena nel doppio confronto con il Liverpool, indirizzando ogni residua energia verso il tricolore felicemente raggiunto. A parte il fatto che, in un facile sondaggio tra i passanti, forse uno su cento conosce il nome del vincitore della più recente edizione della Coppa Uefa, resta indefinibile il livello dello stesso di una manifestazione: che, iniziata otto mesi con i preliminari dell'Intertoto, è giunta a metà febbraio allineando ancora trentadue squadre. Con ulteriori perplessità riguardanti i disagi provocati dal giocatore, con l'eccezione di stasera, nella notte del giovedì, in qualche caso con trasferte scomode e faticose. Senza dimenticare che proprio di giovedì è in programma il ritorno contro il Breges, a tre giorni dal derby. Ma intanto resta questo compito poco gradevole da assolvere: contro una squadra che, è bene ricordarlo, nei confronti diretti in Europa con le italiane, gironcini ci Champions esclusi, è stata eliminata soltanto dal Milan, ma in precedenza aveva fato fuori la Roma, lo stesso Milan, la Juventus. Certo, non è la stessa squadra che era protagonista anche in campo internazionale, però ha comunque giocato la prima fase della Champions e dunque rappresenta un difficile ostacolo. La Roma potrebbe farcela, nel doppio confronto. Però le scelte di Luciano Spalletti per la trasferta belga; Totti a casa, Chivu e forse Mexes in panchina con De Rossi re Taddei, testimoniano a sufficienza delle convinzioni del tecnico sulle priorità che la stagione impone. Conta di più il campionato.

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