Prima medaglia azzurra dal pattinaggio Terzo posto di Fabris nei 5000 metri «Che gioia, ora voglio vincere nei 1500»
Pattinaggio su ghiaccio, pista lunga: bronzo sui 5000 metri, non la sua specialità che restano i 1500. Eppure il ragazzo che legge Mario Rigoni Stern perché lo fa sentire a casa e si è allenato per una vita su una pista naturale al gelo di Gallio, ha messo insieme una gara spettacolare. In rimonta, fino alla curva conclusiva che avrebbe potuto proiettarlo verso il sogno o nella disperazione. Ha rischiato, gli è andata bene e l'Italia inizia a gioire: mai, prima di ieri, gli azzurri del pattinaggio su pista lunga avevano vinto una medaglia olimpica. «Una giornata storica per me, per tutto il nostro movimento e credo anche un po' per tutto il Paese - ha detto lui alla fine, con quel naso che non finisce più e un accento veneto marcato non poco -. Non riesco davvero a esprimere a parole tutto quello che provo. Credo che adesso vivrò due-tre giorni belli intensi, pieni di feste». Eccome no. Una gara che a un certo punto sembrava compromessa: Invece ero convinto di poter recuperare - ha aggiunto lui -. Ho maturato esperienza, in questi mesi: sono partito al mio ritmo, per avere ancora benzina una volta che mi sarei avvicinato al traguardo. Negli ultimi cinque giri ho dato tutto, avevo ancora benzina». Non sufficiente per acchiappare l'americano Chad Hedrich e l'olandese Sven Kramer, ma per acciuffare il bronzo ai sessanta all'ora sì. Un bel tipo, Fabris. Suona la chitarra, gli piace l'heavy metal e definisce l'hip hop «commerciale» con una faccia schifata che è tutta un programma: «Avevo voglia che cominciassero questi Giochi, non ne potevo più di aspettare e di parlare dei miei sogni e delle mie aspettative. Siamo un movimento piccolo, ma solo in Italia dove al massimo si parla di sci alpino. Noi smuoviamo un sacco di gente: loro hanno molti più tesserati, però in Olanda mi chiedono gli autograf e conoscono il mio nome. Speriamo che queste Olimpiadi servano anche per il dopo, l'Italia del pattinaggio veloce è in un buon momento. Siamo un po' la sorpresa e vorrei che fossimo una scoperta. Vorrei iniziare a cercarmi uno sponsor». I pattini se li è infilati quando aveva sei anni: pattini da short track, il corto dove iniziano tutti. A 15 ha cambiato: pista lunga e gambe da preparare, un'impostazione che è maturata insieme a lui. «Solo tecnica e tecnica e perfezionamento. Bisogna imparare a stare sui pattini prima di mettere su muscoli. È per questo che nel nostro sport non c'è il doping. Che te ne fai? Puoi anche tirar su massa artificiale, ma se poi cadi è del tutto inutile». Bella lezione anche questa. Come quella che lo vede studente vero (frequenta il quarto anno di Scienze Forestali a Padova), pur rimanendo atleta e giovane innamorato della vita e del divertimento. Nelle ultime due stagioni è cresciuto tantissimo, tanto da essere nella top ten mondiale dei 1500 e sognare, di qui a qualche giorno, un bis di medaglie che avrebbe del clamoroso. Meglio segnarsi la data: mercoledì 21 febbraio. Di nuovo all' Oval Lingotto. Con questo naso dantesco che vorrà ancora dire la sua. Dopo essersi divertito e magari strimpellato la sua chitarra.