La sudditanza
Come si fa, con le Olimpiadi che cominciano, con il proibitivo confronto con l'Inghilterra nel rugby, con Inter-Juventus che potrebbe, secondo gli ottimisti, riaprire la lotta per lo scudetto o seppellire definitivamente questo squilibrato campionato, con in dodici fondisti bloccati a Torino dai controlli antidoping, con gli arbitri che continuano a sbagliare, quasi sempre nella stessa direzione, e con un presidente, il doriano Garrone, che da una parte minaccia di boicottare il campionato (con la Juventus non gioco) ma immediatamente si augura di poter trovare un accordo. Tutto questo lasciando alle sue farneticazioni Luciano Gaucci che da Santo Domingo dichiara di avere notizie e materiale per rovesciare il mondo del calcio. Ci provo e comincio con le Olimpiadi che mi ricordano una delle mie prime esperienze giornalistiche. Infatti ho lavorato nell'ufficio stampa a Cortina in occasione dei Giochi del 1956. Ricordo di avere assistito alle prove della cerimonia di apertura. Al pattinatore Guido Caroli, l'ultimo tedoforo, era stato raccomandato di saltare un filo steso sul giaccio per le esigenze di una televisione ancora pionieristica. Nessun problema, Caroli saltava con disinvoltura quel filo in ciascuno dei giri di prova ma il giorno dell'inaugurazione l'emozione gli ha fatto dimenticare tutto, è inciampato ed è finito per terra offrendo ai fotografi un'immagine che fece inevitabilmente il giro del mondo. Furono comunque grandi Olimpiadi, forse le ultime a dimensione umana e senza i due problemi che oggi ne mettono a rischio il regolare svolgimento e ne ingigantiscono i costi, il doping e la sicurezza. I 12 casi di doping ci ricordano come questa battaglia lo sport non riesca proprio a vincerla. Osservando la classifica delle prime prove di salto per la combinata nordica mi sono chiesto se sia giusto onorare il principio di de Coubertin e quindi prender parte anche nelle prove in cui non siamo competitivi oppure rinunciare. Due arbitri, Dattilo e Palanca, hanno dimostrato come la sudditanza psicologica sia ancora presente nel calcio, come del resto lo è in tutta le altre situazioni della vita, ma un altro arbitro, Rosetti (ritenuto uno dei migliori) ha confermato che anche gli arbitri più bravi possono sbagliare. Il mondo del calcio applaude alla designazione di Paparesta per Inter-Juventus ma non sono d'accordo con questo antico criterio. Credo che, ad esempio, Empoli-Treviso sia tecnicamente più difficile da arbitrare di Milan-Inter e soprattutto che non ci siano arbitri che possono dirigere solo certe partite. Se un arbitro arriva alla serie A (e vi arriva dopo aver arbitrato centinaia di gare) deve poter dirigere qualsiasi partita. So perfettamente che la maggior parte della critica calcistica non è d'accordo con questa mia opinione ma non posso farci niente. Sulla questione dei diritti televisivi ho espresso mille volte il mio pensiero e soprattutto il mio timore. Alla fine modificheranno, con qualche variante di facciata l'attuale sistema, si calmeranno Garrone e qualche altro presidente di provincia, ma continueranno a vincere i più ricchi. L'unica formula veramente efficace e rivoluzionaria sarebbe la divisione dei proventi in parti uguali ma non si realizzerà mai perché i ricchi ed i potenti non vogliono e perché i piccoli continueranno ad accontentarsi delle briciole pur di partecipare al pranzo di gala.