Il decreto Pisanu? Per ora è tutto rinviato
Slitta a luglio l'adeguamento degli stadi con tornelli, videosorveglianza e steward. Restano i biglietti nominativi
Ma è bastato fare un po' più di attenzione, sfogliare qualche pagina per trovare il decreto Pisanu, del 6 giugno 2005, quello varato per rafforzare la lotta alla violenza negli stadi. Se ne riparlerà nella prossima stagione calcistica, in estate, o almeno così recita il decreto, oggi legge, Milleproroghe. Atteso come «l'uovo di colombo», elaborato con il pieno accordo dei massimi dirigenti dello sport italiano, dal Coni alla Federcalcio, tanto che il presidente del Coni, Gianni Petrucci, parlò allora di «un futuro più roseo per il calcio». Ma per il momento il futuro roseo è rimandato alla prossima estate. Infatti con il voto definitivo del Parlamento sono state differite tutte quelle misure di carattere logistico e amministrativo, che la scorsa estate avevano messo in subbuglio tutto il mondo del calcio di serie A e B. Un rinvio che ha del clamoroso se si pensa alle polemiche che attraversarono tutto il mondo del calcio subito dopo il varo del decreto. Fibrillazione che divenne caos quando alla prima giornata di campionato ci si accorse che nessuna squadra era in regola con le nuove norme. E da lì scambi di accuse, di responsabilità, minacce di chiudere gli stadi ed addirittura interventi dei prefetti per vietare l'uso dello stadio. Ora grazie al decreto Milleproroghe tutto questo è rimandato alla prossima estate, quando le norme dovrebbero ridiventare efficaci. Quindi un arrivederci agli «steward», dipendenti delle stesse società di calcio che sulle gradinate avrebbero dovuto controllare, accogliere e indirizzare gli spettatori all'interno dello stadio. Una figura mutuata dal modello inglese e che nei piani del Ministro dell'Interno doveva coinvolgere di più le società nella lotta alla violenza. Ma scompaiono, per ora, anche i famigerati «tornelli» all'ingresso degli spalti che insieme al biglietto nominativo avrebbero dovuto garantire un accesso sicuro. Una vera «manna dal cielo» per le tantissime società che ancora oggi non hanno realizzato questi ingressi e che temevano, come era stato annunciato, sanzioni o addirittura la chiusura dello stadio. E se ne riparlerà nella prossima estate anche per il sistema di videosorveglianza, che nei piani del Viminale doveva permettere il controllo non solo del campo e degli spalti ma anche delle aree d'ingresso, dell'esterno dello stadio e di alcuni punti interni dello stadio. Tutto rinviato, come la severità con la quale proprio Pisanu aveva accompagnato il varo di queste norme, mista ad una certa soddisfazione per il lavoro svolto in accordo con i vertici nazionali dello sport. Rinviato l'adeguamento della sicurezza degli stadi italiani agli standard internazionali, un obiettivo che per il titolate dell'Interno a fine agosto era «irrinunciabile» e che «non ammette atteggiamenti dilatori». Ma stavolta l'unico ad essere dilatorio è stato il Governo e non certamente le squadre di calcio.