Beffare Papadopulo vale il primo visto per il grande sogno
E stavolta beffarlo, dopo che non gli venne ribadita la fiducia con un certo cinismo, significherebbe ottenere il primo visto per l'Europa e puntare dritti verso la classifica del Livorno (sesto posto), massima ambizione stagionale per i ragazzi di Formello. Ma non sarà facile vanificare l'ira dell'allenatore pisano, che ha un destino riduttivo da traghettatore per brevi periodi nonostante le sue partenze folgoranti laddove viene utilizzato. Facile rendersi conto, in questo gioco di incroci, sentimenti e risentimenti, dei pericoli incombenti. Che l'attuale Lazio è comunque in grado di schivare, proseguendo nel gioco effervescente che ammiriamo da alcuni mesi e che doveva fruttare una sacrosanta vittoria sempre ai danni dei rossoneri di Ancelotti, in presenza di valutazioni arbitrali eque. Tuttavia ogni partita sa risultare diversa da quella precedente, e non v'è dubbio prefigurare pure la voglia aggiuntiva di rivalsa dei corridori rosanero, ancora increduli per come persero all'Olimpico sprecando il doppio vantaggio acquisito causa le loro sbadataggini. Gli ingredienti per una sfida arroventata sono ottimi e abbondanti, senza dimenticare gli ultimi rimpianti palermitani determinati domenica scorsa a Reggio Calabria da quella riequilibrante e cinematografica rovesciata di Paredes sopraggiunta proprio agli sgoccioli. Tutto vero, tutto regolarmente archiviato, mentre Delio Rossi desidererebbe affrancarsi finalmente dai soliti pareggi poco gratificanti rispetto ai meriti esibiti, presentando una striscia di 8 partite utili consecutive con appena 2 vittorie. Sarebbe quindi ora di agguantare il bottino pieno, ammesso che la Lazio itinerante valga finalmente quella che applaudiamo dentro casa, cui dovrebbero dare presto maggiore contributo i nuovi assaltatori esterni Mauri e Bonanni. In Sicilia viene inaugurato un periodo nevralgico di quattro appuntamenti delicati, che culminerà nel derby di ritorno, provenendo dalla trasferta di Firenze e dall'impegno interno contro l'Udinese. E gli umori dipendono parecchio dalla riuscita o meno del definitivo salto di qualità, per aumentare le vittorie e rendere affascinante la classifica nei mesi conclusivi. Sì, non pare lontano l'obiettivo di restituire la Lazio ai quartieri alti della classifica, mentre il leggendario Giorgio Chinaglia riappare fra noi nel tentativo di resuscitare i sogni dei suoi fan più fedeli con una cordata imprenditoriale abbastanza nebulosa in alternativa al "male-amato" Claudio Lotito. Siamo alle solite dispute che disturbano il lavoro di Delio Rossi, spesso accorato nel chiedere compattezza anche alla tifoseria. Pie illusioni, visto che è impossibile stabilire come e quando arriverà il giorno della riappacificazione fra tutto il popolo biancoceleste e la dirigenza. Intanto la squadra deve rinunciare all'apporto fondamentale di Oddo, propulsore degno di figurare fra i titolari di Lippi per una evitabile squalifica, quasi non bastassero le imperfette condizioni fisiche di Behrami e Dabo. Non sono dettagli, in una sfida dove il peso specifico dell'esperienza orienterà la gestione di una gara presumibilmente equilibrata. Poi, sull'uno e sull'altro versante decideranno le finalizzazioni, specializzazione in cui la Lazio lascia ancora a desiderare, come sa bene il tecnico di Rimini. Ed è un peccato ricordando che la difesa palermitana ha subito 37 reti ed è una delle peggiori in circolazione a dispetto dei nazionali Zaccardo, Barzagli, Grosso e Barone. Le cifre della produzione offensiva dei biancocelesti ingannano: nelle ultime 9 gare hanno realizzato 10 gol, salvo trovarne 4 rifilati all'Ascoli l'8 gennaio. Che sembra una festa lontana e pressoché irripetibile in queste settimane di carestia relizzativa. Ma il signor Delio non si arrende e non molla di una virgola nel proposito di dimostrare che la panchina laziale è in ottime mani, con buona pace del dirimpettaio di circostanza Giuseppe Papadopulo.