Rossi sul futuro: allenare in questa piazza è un punto d'arrivo. Lavoro per restarci a lungo
Coriacea, tenace, capace di autoconvincersi di essere davvero imbattibile, di far rimbalzare su un muro di gomma anche i tritasassi. Capita così che dopo Inter e Juve, anche il Milan, seppur decadente, segni il passo. Alla fine è stato pareggio, condito dalla recriminazione d'un rigore ignorato per fallo di Gilardino su Mauri: per gli statistici vale comunque come ottavo risultato utile consecutivo in campionato, con quasi due mesi passati a collezionare solo pareggi e vittorie, abiurando la parola sconfitta dal dizionario che si sfoglia a Formello. La Lazio di Rossi, insomma, piace. Accarezza il sogno europeo, non si pavoneggia, ora vuole navigare anche in trasferta alla stessa velocità di crociera che accompagna le gesta casalinghe. Il nocchiero sorride: a giorni gli verrà offerto il prolungamento del contratto. Non ne fa una questione di tempi, potrebbe legarsi anche per un'altra stagione, anche se le voci di radio-mercato ipotizzano un'intesa triennale. Gli interessa far crescere la squadra, modellare un progetto che è lievitato strada facendo. Lui, sguardo serio e disteso, conosce il segreto. «La squadra sa che sono uno di loro», enfatizza con tono orgoglioso. Anche lui di strada ne ha fatta tanta. Dal '90-'91, dall'esperienza a Torre Maggiore, sembra passata un'eternità. E oggi lancia il suo proposito. «Per me allenare la Lazio è un punto di arrivo, l'ho sempre detto. Sono soddisfatto di quanto stiamo facendo in una piazza davvero prestigiosa. Sto lavorando come se dovessi rimanere sulla panchina biancoceleste a vita, poi se non sarà così significherà che andrò altrove, senza problemi», ha sottolineato dai microfoni del Tg2. Il colloquio con il club è già stato avviato. Si è parlato di programmi e di rinnovo. Rossi aspetta solo l'offerta ufficiale di Lotito. Che dal canto suo l'ha già blindato, almeno a parole. Sicuro di poter condividere un'altra stagione sulla falsariga di quella ancora in corso. Vuole assecondarne i propositi, nei limiti del budget che il club si è autoimposto. Rossi è diventato il suo profeta, capace di coniugare le ristrettezze economiche con uno spettacolo piacevole e remunerativo sotto il profilo della classifica. Il tecnico conferma la sua estrazione: «Zeman è stato l'allenatore a cui ho rubato di più. Non c'è niente di male, credo. L'ho studiato, ce l'ho avuto a lungo e mi ha insegnato tanto». Sugli arbitri e sul rigore negato contro il Milan, che si aggiunge agli episodi discussi contro Inter, Juve e Cagliari su tutti. «So che il vittimismo non porta a niente, non credo ai torti reiterati, semmai sono sviste. Altrimenti si tratterebbe di una vera e propria regia fuori dal campo e non ci penso proprio. Non lavorerei con questa passione. Penso invece che esista sudditanza psicologica, quella sì». Adesso spera di passare indenne l'esame di Palermo: potrebbe rilanciare Behrami, almeno per un tempo (con dietro Belleri, Oddo è squalificato) e rinunciare ancora una volta a Dabo. In mezzo, nonostante i lievi problemi muscolari accusati domenica nel riscaldamento, spazio ancora a Mudingayi e Liverani. Il regista non ha ancora messo la parola fine sull'estenuante trattativa legata al rinnovo contrattuale. È slittato il faccia a faccia previsto per ieri tra Moggi jr. e Lotito: un contatto telefonico per riaggionare il fronte. Se ne parlerà nelle prossime ore, con la speranza che l'autografo arrivi il prima possibile. Fiorentina, Torino e Palermo aspettano, pronte al rilancio. Subito dopo il rinnovo di Liverani, si affronterà anche il tema relativo al rinnovo di Dabo e si valuterà anche la posizione del diesse Osti. Congelato il discorso-Di Canio. A metà settimana si riunirà il consiglio di sorveglianza, che affiderà al Tribunale di Tivoli la perizia sul marchio. La Curva attende l'arrivo di Chinaglia: domani alle 11, a Fiumicino, ci saranno anche i pullman ad accogliere Long John. Probabile che l'idolo indimenticato della gente laziale comunichi novità in relazione all'interessamento d'un gruppo/imprenditore dell'Est per le quote