Uno Spalletti
La sua Roma «operaia» non si ferma più
S'è detto di tutto un po' di questa nuova, incredibile, Roma targata Spalletti. Seppur l'eccesso dell'elogio è un noto male della Capitale, la ritrovata unità giallorossa salta agli occhi, come il gioco espresso in campo. Chiamatelo «calcio totale», oppure modulo all'olandese, o definitela Roma operaia. C'è evidente lo zampino del tecnico toscano che è riuscito in poco più di sei mesi a rimettere in piedi una squadra, ma soprattutto un gruppo dal quale in molti erano scappati a gambe levate. C'è il suo polso duro, ma anche tutta la sua «umanità», il rapporto con i giocatori e una cultura del lavoro che a Trigoria era ormai dimenticata. Ma elogi a parte, la cosa che più rinfranca il tecnico toscano forse sono proprio i numeri: quelle cifre che sono così lontane dal suo modo di vedere e interpretare il calcio. Lui che era stato accolto dalle «vedove di Zeman» (tanto di cappello a un tecnico che comunque a Roma ha lasciato il segno e ha saputo sfidare i poteri forti del calcio), ha pian pian guadagnato stima, sicurezza e consensi. Lo ha fatto regalando alla Roma una striscia positiva d'altri tempi e soprattutto d'altra classifica. I numeri, dunque: otto successi consecutivi dei quali sei in campionato più due in Coppa Italia (Napoli e Juventus) che hanno portato la Roma fino ai quarti di finale (domani sera all'Olimpico proprio contro i bianconeri si deciderà che andrà avanti). A Spalletti manca una sola vittoria in campionato per eguagliare il record di Capello (sette successi) che il friulano fece nell'anno dello scudetto e bissò in quello successivo. Poi ancora sette sono i punti recuperati sulla Fiorentina in fuga solitaria per il quarto posto finale che vale la Champions League del prossimo anno: un affare che vale non pochi milioni di euro. I numeri addirittura crescono quando si parla di partite ufficiali nelle quali la squadra di Spalletti sia andata in rete: ventidue per non parlare dei quarantacinque gol realizzati tra campionato e coppe. Tredici le reti del capitano Francesco Totti, come tredici i giocatori che i giallorossi sono riusciti a mandare a rete: cosa per la quale nessuno è riuscito a far meglio nell'intera serie A. Calo drastico invece, tanto per mantener alto il morale, per quanto riguarda le sconfitte nel 2006 e quelle con Totti schierato come unica punta: la cifra è tonda tonda, ossia zero. Per chiudere l'andamento e dare il quadro complessivo di quello che la squadra di Spalletti è riuscita a fare, vanno segnalati i gol subiti: ventidue, come la Fioretina peggio solo di Juve ed Inter. Il miracolo in un reparto difensivo che lo scorso anno aveva medie da retrocessione, è stato possibile grazie al gran lavoro del tecnico che non ha sentito nessuno e ha continuato a dar fiducia ai suoi uomini. Uno su tutti Mexes, da molti già etichettato come ultima «bufala» dell'era Baldini e che invece si è ripreso la rivincita con gli interessi: concedendo almeno l'onore delle armi anche all'ex ds giallorosso. Ora l'unico problema di Spalletti è quello di riuscire a mantenere questo ritmo, soprattutto in considerazione del fatto che la «sua» Roma non è più una sorpresa e che i prossimi incontri saranno i più difficili e delicati: a partire dall'impegno di Coppa Italia contro la Juve. Stavolta Capello, che sa bene di non aver alibi, arriverà a Roma col coltello tra i denti: Ma troverà ad attenderlo una Roma tutt'altro che arrendevole, probabilmente la squadra che nessuno in questo momento vorrebbe incontrare.