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Tanta pazienza per sfondare il bunker toscano

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Il ritorno all'Olimpico propone il primo confronto del girone discendente con una squadra di più alta classifica rispetto ai giallorossi, quel Livorno che più di ogni altro ha sorpreso per continuità a buon livello, in relazione a un organico non illustre. I toscani avevano conosciuto una sola parentesi di vera gloria nell'anno successivo a quello del primo scudetto romanista, quando per un solo punto avevano lasciato il titolo a un Torino avviato a costruire la squadra della leggenda. Il Livorno attuale ha credibilità sul piano societario, assicurata dalla saggia amministrazione del genovese Spinelli, ma anche bella organizzazione di gioco, Donadoni non avendo sperperato i tesori di sapienza tattica accumulati nella lunga militanza al Milan, prima con Sacchi, poi con Capello. bene attrezzati per il contenimento, tanto da avere collezionato quattro vittorie e tre pareggi in dieci trasferte, gli amaranto propongono dunque una nuova sfida tattica alla Roma, spuntata, ma capace di esprimere ugualmente potenziale offensivo devastante. La prevedibile barricata della Reggina era stata vanificata dall'immediato vantaggio, probabile che di fronte al Livorno sia necessaria una buona dose di pazienza per individuare gli spazi nei quali produrre i micidiali inserimenti di centrocampisti sorretti da condizione atletica invidiabile. Stavolta ci sarà anche il capitano, dopo avere saltato Udine e Torino: e poiché Spalletti afferma che Totti è il suo allenatore in campo, si può intuire che questa Roma sa vincere anche senza consigli dalla panchina. Di consigli, bastano quelli che Spalletti sa elargire in settimana e che i suoi discepoli mostrano di voler seguire con straordinaria applicazione e con impegno convinto: gli stessi che l'impegno di oggi, durissimo, pretende.

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