La Roma gela la Juve

Nella solare «Torino» millantata da Zebina, a -4° e con una neve che fa felice solo gli organizzatori degli ormai prossimi Giochi Invernali, Spalletti & Co. si prendono una bella rivincita sulla Juve dei record umiliata al Delle Alpi. Tre a due, settima vittoria consecutiva, gioco, spettacolo e ipoteca sulla semifinale che stampa un sorriso grosso così sul volto del toscano raggelato in panchina. Ride meno Capello, uno che a perdere non è abituato e che, seppur con la Juve 2, rimedia una sonora lezione dal giovane collega. Risultato a parte la Roma, che qui non vinceva dal settembre del 2001 (2-0 Batistuta-Assunçao) dimostra di giocar meglio, di avere più idee e anche senza Totti di saper arrivare meglio sotto porta. Spalletti non rischia Taddei e gioca la carta Okaka in attacco. Per il resto è la Roma annunciata alla vigilia. La sorpresa, semmai è dall'altra parte del campo. Capello, come da pronostico, mette dentro la Juve 2, ma cambia modulo e propone una squadra speculare a quella giallorossa. Si tratta di un 4-2-3-1 con Blasi e Giannichedda sulla mediana e Nedved che va fare il rifinitore centrale tra Oliveira e Mutu: Zalayeta unica punta. Venti minuti di nulla, giusto il tempo di mettere le catene sul prato ghiacciato e la partita prede quota. Il primo affondo (22') è di marca giallorossa con Zebina che sporca in angolo la botta a rete di Perrotta. Sul calcio dalla bandierina di Bovo, Okaka di testa non trova la coordinazione giusta. La Juve sale e la Roma fatica a trovare le fasce esterne del campo per allungarsi come sa e quando lo fa, rischia di scoprirsi troppo. Al 30' proprio su un rovesciamento di fronte, Panucci salva su Zalayeta già coordinato per la mezza rovesciata nell'area giallorossa. Cinque minuti dopo è Curci che deve allungarsi (bene) sulla botta dalla distanza dell'altro uruguaiano bianconero: Olivera. La prima occasione vera della partita porta comunque il «timbro romanista». È il 37' quando Perrotta lancia profondo Okaka, il giovane fa tutto bene, ma subisce il recupero di Zebina. È il preludio del vantaggio giallorosso. Così, un minuto dopo arriva la svolta targata ancora Mancini. Il brasiliano ben servito da Dacourt, salta Pessotto e spara a rete: fa 1-0, settimo gol stagionale del brasiliano, sesto consecutivo in cinque gare...uno spettacolo. La Juve non ci sta e gli ultimi minuti della prima frazione sono tutti bianconeri. Rientra in campo una Juve col coltello tra i denti. Due minuti e Zalayeta sbaglia da due passi con Curci che chiude in angolo. Ma è ancora la Roma a far paura: 8' gran cosa di Mancini sulla sinistra, Perrotta apre per Tommasi ma il diagonale del centrocampista giallorosso sfila sul fondo. Capello capisce l'aria e cambia: dentro Emerson-Del Piero, fuori Pessotto-Olivera. La Juve torna al classico 4-4-2, ma è ancora la Roma a far vedere le cose migliori e tenere in mano la partita. Svolta definitiva al 16', ancora grande cosa di Mancini che finta l'apertura su Perrotta e lancia Tommasi in porta: il centrocampista stavolta non sbaglia e realizza il 2-0. Basta? Macchè, la Juve crolla, la Roma dilaga e c'è sempre lo zampino creativo di un Mancini in stato di grazia. Il brasiliano stavolta imbecca Perrotta, triangolo con Rosi (che gli rende il pallone di tacco) e i 214 impavidi romanisti asserragliati sugli spalti ghiacciati assistono al miracolo: cucchiaio di Perrotta che fa 3-0. È il delirio, ma visto che dall'altra parte c'è la Juve è tutt'altro che finita. Com'è noto con i bianconeri le partite finsicono solo al 90'. Così arriva la doppietta di Del Piero che prima premia un affondo di Nedved partito sul filo del fuorigioco e a tempo scaduto (49') realizza su punizione (sporcata da Chivu). Finisce 3-2 e appuntamento a mercoledì all'Olimpico per decidere chi andrà in semifinale. Sarà un'altra Juve, ma troverà anche un'altra Roma rispetto a quella del 19 novembre.