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Un turno a Di Canio Ora ricorso alla Caf

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«Un'altra ingiustizia»

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La Disciplinare ha reso noto ieri l'attesa sentenza per il saluto romano di Livorno, senza concedere sconti: Paolo Di Canio salterà quindi la trasferta di Treviso ma annuncia battaglia. «Presenteremo ricorso alla Caf e un esposto alla Procura della Repubblica. Questa sentenza è un'altra ingiustizia. È uno schifo, una sentenza politica con motivazioni politiche», ha sottolineato ieri con enfasi il numero nove dalle frequenze de «La Voce della Nord». La Commissione, rispetto alla richiesta della Procura Federale, ha ridotto solo l'importo della sanzione economica, rispetto ai 25 mila euro richiesti dall'accusa. E anche su questo il giocatore dice la sua. «Se pensano di avermi accontentato con questo sconto si sbagliano di grosso. Sono una persona libera e continuerò a portare la mia battaglia in tutti i campi d'Italia, anche se so che prenderò i fischi. La sentenza mi addolora e al contempo mi fortifica». Posizione intransigente da parte della Disciplinare anche per il reclamo presentato contro la multa ricevuta dopo Lazio-Juve. Il giocatore, in virtù della decisione arrivata dopo la partita contro la capolista, aveva già saltato la gara di Lecce. Di Canio si è difeso sostenendo come con tale saluto egli intendesse solo affermare la sua «appartenenza ideale» al mondo della tifoseria laziale. La Commissione, però, ritiene che «siffatta gestualità -senza la necessità di svolgere approfondimenti storici al riguardo- sia, nella sua obiettività, immediatamente ed inequivocabilmente riconducibile ad una precisa ideologia, e come tale percepibile da ogni persona che presenzia all'avvenimento sportivo». La responsabilità disciplinare, spiega ancora la Commissione, «si radica nel porre consapevolmente in essere un comportamento potenzialmente foriero di una turbativa dell'ordine pubblico». Di Canio attacca: «Non c'è democrazia in Italia, almeno quella decantata. Comunque sono sereno, ho dimostrato di saper scindere le componenti e di comportarmi degnamente in campo. Sono integro, moralmente e fisicamente e quando non difenderò i colori in campo lo farò da un altro punto dello stadio». Accolto invece parzialmente il ricorso presentato dalla società sulla sanzione pecuniaria per «responsabilità oggettiva», portata da 10 mila euro a 2 mila euro per entrambe le occasioni. Quattromila euro complessivi che Di Canio contesta: «La Lazio si è dissociata ma è stata punita ugualmente, perché? Almeno la società poteva essere risparmiata». Il giocatore è pronto quindi a continuare la battaglia con il suo legale, l'avv. Gabriele Bordoni. «Lui è un legionario, non ci arrendiamo. È una battaglia per la libertà».

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