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Spalletti mago Totti superlativo Cresce De Rossi

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Tornano così a riproporsi, non più in chiave quasi utopistica, gli obiettivi che la Roma si era posta con la stagione dedicata alla rinascita, dopo il fallimentare bilancio dell'ultimo campionato. Diciamo pure che i primi segnali erano stati tutt'altro che incoraggianti: dalle frange della tormentata vicenda Mexes, agli infortuni delle due sole punte di ruolo disponibili, infine alla lunghissima soap opera con Antonio Cassano protagonista. Ma anche in questi primi affanni di stagione, un segno positivo è rimasto costante, la fiducia totale del nuovo tecnico: da parte della società, com'è logico e istituzionale, ma anche del tifo che del tecnico toscano ha saputo apprezzare la schiettezza e la pulizia negli atteggiamenti. Ma soprattutto, da parte della squadra, anche se la creazione di un fronte comune ha avuto qualche spigolo non particolarmente gradevole, prima con l'emarginazione di Cassano, pur sempre un compagno di lavoro, poi con la tendenza alla chiusura anche nei confronti di Mancini. Il brasiliano ha sicuramente sbagliato, con l'iniziativa di quella cena milanese che i suoi strascichi li ha lasciati, però forse sarebbe stato giusto considerare anche il particolare stato d'animo del giocatore, fin troppo sensibile nei confronti di una vicenda familiare dolorosa. Nel momento più difficile, con l'organico ridotto all'osso e una classifica deficitaria rispetto alle attese della vigilia, la Roma ha avuto il grande merito di sapersi ricompattare. E la rinuncia a un giocatore importante come Cassano ha avuto in fondo un solo connotato veramente negativo, cioé l'eseguità della contropartita. Cassano ha firmato un esordio di lusso, a Siviglia, con il gol della vittoria in coppa. Così sarebbe giusto ricordare con simpatia i giorni belli del Cassano romanista e formulargli auguri di cuore, dimenticando quella politica del rancore che, alla resa dei conti, non ha portato mai fortuna: e parliamo di Capello, di Emerson, perfino di Samuel. Il tifo romanista ha il dovere di restare compatto a sostegno della squadra, a tutti i suoi componenti a cominciare naturalmente dal capitano: che potrebbe vivacchiare del suo enorme talento e invece non misura ne sacrifici ne energie. La crescita di De Rossi e soprattutto quella di Mexes, i progressi di Aquilani, la presenza di due personaggi come Perrotta e Tommasi, che molto possono insegnare in campo e fuori, queste le basi della bella striscia romanista. Domenica ci sarà la trasferta di Udine, proprio contro quella squadra che all'Olimpico aveva avvilito i primi sogni prodotti da un'estate brillante e da un grande esordio in campionato. Mancherà per squalifica Panucci, la vittoria sulla Reggina ha lasciato qualche acciacco che ci si augura sia rimediabile, perché realmente Spalletti non ha disposizione grandi ricambi. Il nuovo modulo e Spalletti lo sa bene, che non ammette cali di concentrazione, che impone ispirazione felice ma soprattutto la volontà che ha costituito l'elemento trainante di questa bella serie. Preso atto delle difficoltà che una rincorsa all'Europa principale tuttora comporta, perché sette punti da recuperare sulla Fiorentina rimangono comunque tanto, è chiaro che il comportamento nel girone di ritorno, quali che possano essere gli obiettivi raggiunti, potrà risultare indicativo anche per i programmi futuri, anche se sul conclamato progetto della società è richiesto per ora un atto di fede. Sarà importante scansare la trappola di facili ottimismi, in passato rilevatesi perniciosa, guardare con attenzione a quattro mesi che i continui impegni renderanno particolarmente disagevoli, considerato che la Roma è in corsa sia in Coppa Italia, nonostante non prometta molto il quarto di finale con la Juventus, sia in Uefa. Ci sarà da fare appello a tutte le energie, fisiche e mentali: la Roma, se dell'umore giusto, ha dimostrato di poterne disporre.

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