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di TIZIANO CARMELLINI TRE minuti e quaranta secondi bastano a capitan Totti per chiudere ...

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I giallorossi si scrollano di dosso il Chievo, fanno sentire il fiato sul collo al Livorno e si convincono sempre di più che la Champions League è alla loro portata. Ma risultato a parte (3-1 doppietta del capitano e sigillo finale di Mancini), piace il gioco, i movimenti anche senza palla e la voglia di dimostrare di essere di nuovo un gruppo unito: una squadra. Questa è la nuova Roma, quella targata Spalletti. Il tecnico giallorosso non cambia e la Roma che esce sul prato umidiccio dell'Olimpico è la stessa vista contro il Milan. La Roma ha fretta e si vede, c'è da archiviare rapidamente una pratica per consentire ad alcuni uomini chiave, Totti su tutti, di tirare il fiato prima della difficile trasferta di Udine in programma domenica prossima. Il messaggio è chiaro e al primo affondo la Roma passa. Gran lavoro sulla fascia di Tommasi che mette nel mezzo un pallone avvelenato: Pavarini in tuffo respinge sui piedi di Totti. Facile il colpo a rete che fa 1-0, porta il capitano giallorosso a quota dieci reti e cambia radicalmente la gara. Ora la Reggina non può più restar lì dietro ad aspettare e per i giallorossi diventa tutto più facile. La squadra di Mazzarri, che era stata una delle poche a mettere in difficoltà la Juve, fatica a uscire dalla sua metà campo. De Rossi ritrova nel mezzo un Aquilani degno di nota e i due s'impossessano del fulcro del gioco. Se poi una volta la cerniera mediana non funziona, lì dietro c'è una coppia di centrali stellare. Mexes e Chivu crescono insieme e dimostrano di non temere le incursioni granata, umiliando Cozza e Vigiani. Applausi a più riprese, prima per uno poi per l'altro da un Olimpico che percepisce di aver risolto i problemi in difesa. Il resto della prima frazione di gioco è solo Roma, che non riesce a chiudere il discorso solo perché le mancano gli ultimi metri davanti alla porta. Ci prova Aquilani (15') con una girata al volo alta che strappa però la standing ovation dell'Olimpico. Sette minuti e a far scaldare le mani ai tifosi romanisti ci pensa Taddei. Gran cosa di Totti che apre stretto per il brasiliano, dribbling su Mesto, poi su De Rosa e botta a rete che sfiora il palo alla sinistra di Pavarini. La Roma spinge sulle fasce, fa tanto movimento anche senza palla e gli inserimenti dei centrocampisti tagliano come il burro la retroguardia granata. Alla mezz'ora De Rossi fa tutto bene, arriva sul fondo, ma il ritorno di De Rosa toglie dai piedi di Totti la doppietta. Poi miracolo del numero uno della Reggina su colpo di testa ravvicinato di Perrotta (37'), quindi gol annullato al capitano giallorosso per una spinta ai danni di Franceschini. La ripresa è amministrazione di un vantaggio prezioso in virtù, ovvio vista la palese supremazia. La Roma in campo fa quel che vuole, Totti delizia l'Olimpico con diverse giocate delle sue, tocca sempre la palla di prima e spacca a metà la difesa granata. Lancia a rete prima Perrotta, poi Mexes, ma entrambi non hanno il gol nel dna. E allora? Ci pensa di nuovo lui. Al 20' rilancio di Doni, Taddei ci crede e anticipa un Lanzaro (al quale di giallorosso è rimasto ben poco) e mette al centro un pallone facile facile per Totti: è il 2-0 che chiude la gara con largo anticipo e mostra al mondo la ritrovata armonia del gruppo giallorosso. L'Olimpico esplode il capitano è in trionfo e i tifosi scaricano definitivamente Cassano con cori irripetibili. Le brutte notizie arrivano in coda con Perrotta costretto a lasciare il campo per infortunio (forse è stiramento) e Panucci che rimedia un giallo che gli costerà Udine. C'è il tempo per una bella reazione di Doni al pallonetto di Cozza che si stampa così sulla traversa e per i tentativi di Tommasi e De Rossi. Inutile il 2-1 di Franceschini a tempo scaduto, trenta secondi dopo l'uscita di Totti per Okaka, come il 3-1 di Mancini prima del fischio finale che allunga però la striscia prolifica del brasiliano. Va benissimo così e ora tutti a Udine.

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