di DOMENICO LATAGLIATA CLAMOROSO al Bentegodi: la Juventus non ha vinto a Verona contro il Chievo e il campionato respira.
Partita bella e vibrante dal primo all'ultimo minuto, inutile lanciare allarmi: la squadra di Pillon è una signora squadra che gioca bene a calcio e che fa dell'ordine tattico il suo credo. La Juve iniziava con il piede pigiato sull'acceleratore, nemmeno fosse lei a dovere recuperare decine di punti a Inter e Milan. Ibrahimovic, rimasto seduto quasi novanta minuti contro la Reggina, era indemoniato a assaggiava quasi subito e per due volte i piedi di Fontana. Ma era tutta la Signora ad andare a mille: faceva lei la partita con un Vieira in progresso e, sulla fasce, Camoranesi e Mutu che affondavano appena potevano. Bella Juve, decisamente, con un Balzaretti capace anche di spingere e di provare il tiro a rete. Il Chievo? Discreto pure lui, in attesa di poter ripartire in contropiede con un Semioli in versione lusso e un Amauri bravo a giocare di sponda per favorire gli inserimenti dei compagni. Pillon aveva scelto di lasciare in panchina Pellissier per aggiungere peso con Tiribocchi: decisione che nulla toglieva alla capacità dei padroni di casa di rendersi pericolosi appena possibile. L'occasione arrivava appena dopo il ventesimo, quando già la Juve aveva reclamato un calcio di rigore per una chiusura di Lanna sul lanciatissimo Ibrahimovic: Semioli faceva il diavolo a quattro sulla destra, il crosso era perfetto e Franceschini impattava con il sinistro battendo Buffon. Per una volta, era la Juve a capitolare alla prima circostanza sfavorevole. Ne pativa, la squadra di Capello? Appena appena, a dire il vero. Passavano cinque minuti e la corazzata bianconera, con Zambrotta e Balzaretti invertiti di fascia, riprendeva a marciare come un carrarmato. Camoranesi subiva un fallo sulla destra, la punizione era affar suo e Vieira ringraziava: la testolina nera sbucava nel mezzo dell'area, il pareggio era cosa fatta e per il franco-senegalese arrivava la conferma di essere di nuovo vicino al rendimento di inizio stagione. Match aperto, allora, senza che nessuna delle due squadre rinunciasse a giocare. Di sicuro, la Juve non si accontentava del pareggio raggiunto. Una manciata di minuti della ripresa e Capello sceglieva la trazione anteriore nemmeno dovesse scalare il Monte Bianco: dentro Del Piero per Camoranesi, tanti saluti alla prudenza. Mutu si spostava a destra, Pinturicchio partiva dal lato opposto per poi accentrarsi ma era il Chievo a prendere coraggio in virtù di una proprietà di palleggio davvero pregevole. Giunti provava la botta da fuori area, la partita si manteneva aperta senza che la Juve riuscisse a prenderne possesso come sperava. Quando Ibra riusciva a sfondare a destra e a mettere in mezzo, ci pensava poi Moro a salvare un gol che sembrava fatto: non mollava, il Chievo, pronto a raddoppiare in ogni zona del campo e per nulla intimorito dal blasone altrui. Fontana, dal canto suo, era la dimostrazione che tanti portieri stranieri potrebbero restare tranquillamente a casa propria se uno come lui ha fatto per anni il secondo all'Inter e non solo. Occasioni da una parte e dall'altra (Franceschini e Ibrahimovic su tutti), ma di gol non se ne vedevano più.