Capello: Totti è un attaccante
Fabio Capello, ai microfoni di «Radio Anch'io Sport», non si sbilancia più di tanto ma delinea per l'ennesima volta i confini della sua Juventus. Che sono ampi. Ampissimi. «Qui ci sono ventiquattro campioni: tutti vorrebbero giocare e tutti sono giustamente ambiziosi, ma bisogna tenerli sulla corda. Il segreto è proprio questo: bisogna saper toccare le corde giuste per stimolare l'impegno di ognuno. Non ci sono intoccabili». Ricetta semplice da enunciare, magari difficile da mettere in pratica. A Roma, forse, Cassano e Totti lo erano: altri tempi, altro calcio, magari altro Capello. Che comunque non si tira indietro nel parlare dei suoi due ex giocatori: «Non abbiamo pensato a Cassano con dispiacere. Per quanto è stato pagato dalla Roma, ci sembrava uno sgarbo acquistarlo a quei prezzi: resto dell'idea che possa fare la differenza ovunque, anche a Madrid». Totti? «Sono contento di vedere che adesso gioca più vicino alla porta avversaria, come già faceva quando era un mio giocatore. Secondo me è un attaccante: tenerlo lontano dall'area di rigore è un delitto. È vero che può sfornare assist uno dietro l'altro, ma lo può fare anche giocando da attaccante vero e proprio: la sua percentuale di tiri dentro lo specchio della porta è sempre elevata, maggiore di quella di tanti altri attaccanti». È la Juve, però, che lo interessa più di ogni altra cosa: «Del Piero è un ragazzo sensibile e intelligente, un giocatore che lavora meticolosamente tutti i giorni: ha capito che doveva fare certe cose e aspettare il suo momento. Si è fatto trovare pronto e adesso sta facendo cose straordinarie. Avendo giocato meno di altri, ora è più fresco e potrà fare al meglio tutto il girone di ritorno arrivando ai Mondiali in grandi condizioni». Grazie alle forze fresche: «Balzaretti? È un giocatore di spessore e ce lo teniamo ben stretto. Anche Chiellini è maturato: la forza di questa società è quella di far maturare i giovani nel modo giusto, senza mandarli allo sbaraglio». Sembra facile. Nessun problema all'orizzonte, pare. Nemmeno il potenziale dualismo tra Buffon e Abbiati: «È una sfida aperta. Abbiati è stato bravissimo, ci ha ripagato alla grande. È di proprietà del Milan, non so cosa deciderà per il futuro». Almeno fino a quando ci sarà lui, Don Fabio. Che non pensa a superare quota 100 punti in campionato: «Rispetto all'anno scorso abbiamo cambiato qualcosa per affrontare il periodo natalizio. Alla fine, però, conterà solo mettere le ruote davanti agli avversari. E tra tre anni smetterò di allenare: ho voglia di viaggiare e di vedere tanti posti che mi attirano. Con il calcio si gira tanto, ma non si vede nient»".