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Non sarà facile arrivare al compromesso vicino al modello inglese

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Come ho già scritto la questione non è nata il giorno in cui Mediaset ha siglato un contratto con la Juventus e magari ne sta preparando un altro per Milan ed Inter, ma è nata nel 1999 quando una legge suggerita da Franco Sensi e firmata da Massimo D'Alema ha stabilito che i diritti televisivi fossero soggettivi. Ora si rimprovera a Berlusconi di difendere i propri interessi, il che sarà anche vero, ma quelli che oggi gridano e protestano dove erano quando è stata varata una legge che ha reso il nostro calcio ancora meno equilibrato di quanto inevitabilmente possa esserlo una realtà legata a bacini d'utenza e di interesse molto diversi? Contemporaneamente Claudio Lotito sostiene che il problema dei diritti televivi e tutto sommato anche quello economico è secondario rispetto a quello dello stadio. Io riconosco a Lotito (ne ho scritto su queste pagine tre anni fa) il merito di avere intuito che un club deve avere uno stadio di propria proprietà e che dallo stadio sia possibile ricavare risorse importanti ma si tratta di due problemi entrambi importanti ma diversi. Con una fondamentale differenza. Che per arrivare ad una situazione in cui i club abbiano uno stadio di loro proprietà possono non bastare trent'anni perché deve cambiare una mentalità, probabilmente anche una generazione di dirigenti che ancor oggi ritengono più importante acquistare un centravanti piuttosto che organizzare meglio il loro club. E' normale che la pensino in questo modo i tifosi che sognano un presidente alla Abramovic e che non devono fare i conti con i bilanci, ma i dirigenti dovrebbero avere un'altra visione del problema. Qualche anno fa ero a New York per l'Open degli Stati Uniti. Telefonai personalmente a Corioni presidente del Brescia ed a Ruggeri presidente dell'Atalanta dicendo loro, usando termini più gentili ma abbastanza precisi, che sarebbero stati degli imbecilli se avessero accettato la realtà che si stava ipotizzando e che poi purtroppo si è realizzata. Fallito il tentativo di una piattaforma antagonista, che era morta prima di nascere, i club medio-piccoli hanno accettato l'elemosina di contratti al limite della sopravvivenza ed hanno continuato a partecipare alla festa. Oggi Della Valle si è assunto il compito di guidare un movimento di protesta che sta raccogliendo adesioni ma non sono convinto che tutti i «congiurati» si impegneranno in questa battaglia. Se da una parte c'è Garrone che minaccia di non partecipare ad un campionato troppo disuguale, dall'altra c'è Spinelli che dice che Galliani è il miglior dirigente possibile per il nostro calcio. E' fin troppo evidente che Galliani presidente della Lega è uno scandalo come lo sarebbe Zamparini o come lo sarebbe stato Sensi. La Lega deve curare gli interessi generali, deve fornire un buon prodotto ed il prodotto è buono solo se è equilibrato. La mia impressione è che questo problema sia poco sentito a Roma perché da un mantenimento di questa legge (diritti soggettivi) le due squadre romane avrebbero dei vantaggi perché continuerebbero ad incassare meno di Juventus, Milan ed Inter ma molto di più della media degli altri club. Qui però bisogna intendersi su quello che deve essere il compito della critica e della stampa : devono aiutare le squadre della propria città o cercare soluzioni intelligenti ed utili allo sviluppo di un movimento in grande crisi come quello calcistico? Temo che nella migliore delle ipotesi si arrivi ad una soluzione di compromesso. Anche se si riuscisse a cambiare la legge del 1999 si passerà ad un sistema misto, come quello inglese, con una parte dei diritti divisi in parti uguali, un'altra parte definiti in funzione dei risultati. Rimango del parere che il sistema migliore sarebbe quello della divisione in parti uguali ma in Italia non passerà mai quindi mi accontenterei di un miglioramento della situazione attuale ma non sarà facile arrivarci.

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