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Il viola accusa: c'è commistione tra mondo politico e televisivoLe piccole realtà non possono esprimersi

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Così Diego Della Valle torna a parlare dei diritti tv e della contrapposizione tra il suo gruppo (Della Valle, Zamparini, Garrone, Benigni) e le tre grandi per la spartizione dei soldi provenienti dalle televisioni. «Una cosa è certa - aggiunge - se le cose vanno avanti così non si possono più fare i campionati di calcio. Fermare i tornei? No, mettiamoci intorno a un tavolo con Carraro. In questi 15 giorni capiremo la buona fede di tutti. La mia raccomandazione ai presidenti è di non aver paura ad esprimersi nell'interesse del calcio». Della Valle parla dal palco del convegno sulla soft economia promosso dalla fondazione Symbola, e usa una immagine molto colorita per descrive la situazione esistente in Lega calcio per i diritti tv. «In questo momento il calcio è come il maiale per il contadino, ma non è chiaro a tutti che il maiale è nostro». Un modo per dire che è giusto sfruttare al meglio il gioco, senza gettar via alcuna parte, ma il gioco è di tutti e quindi va ripartito tra tutti. «Riformare il calcio è complicato - spiega Della Valle - ma poi le cose si fanno. Ci vuole pazienza, coraggio, bisogna spiegarle bene, non permettere che vengano infangate per strada». Insomma, dice il patron della Fiorentina «ci vuole la volontà politica per farle: il governo del calcio deve convincersi che bisogna riscrivere le regole. Sarebbe facilissimo, ma se ci fosse la volontà in 10 minuti si riscriverebbero le regole e si potrebbe tornare al calcio antico, con i presidenti che si confrontano sulle loro capacità e sulle loro tasche». Della Valle è rimasto sorpreso dalla situazione che ha trovato in Lega. «Sono stato impressionato dal senso del dovere che regnava e dalla presenza di un network potentissimo che tutto decideva senza che nessuno prendesse posizione. Quando ho chiesto ai vertici spiegazioni, anche sulle cose più ovvie, chiedendo quali parametri venivano adottati per la ridistribuzione dei proventi mi è stato risposto «Questo è, punto e basta» e mi sono chiesto che senso avesse questa risposta». Tutto era già deciso, secondo Della Valle. «C'era il mondo politico assonante, quello televisivo e sotto i poveretti che nulla potevano dire. In mezzo tre società che hanno preferito fare un accordo con il network, invece che girarsi indietro per fare un accordo con gli altri e andare dal network a trattare». Secondo Della Valle il sistema gestito dal network era questo: io pago voi (le tre grandi, ndr), voi state vicino a noi e tutto il resto si toglie agli altri. Carica, Della Valle. «Non vi pare strano il silenzio delle televisioni su tutto questo? Solitamente in certe situazioni si creano dibattiti, incontri. Invece nessuno ci chiama a parlare di questo. Significa che c'è un accordo. Berlusconi mi farà rispondere dagli avvocati? Ne ha a centinaia, vorrà dire che me ne presterà uno». Lo stop imposto da FI al disegno di legge per tornare alla cessione dei diritti tv in maniera collettiva permette a Della Valle di sottolineare che «tutte le forze politiche, tranne una legata a Mediaset, hanno una gran voglia di ripristinare le regole in modo serio. Dimostra che la politica seria, quando condivide le cose giuste per gli italiani, le vota». Il moderatore del convegno chiede a Della Valle se non teme di fare la fine della Roma, che dopo anni di battaglie ha fatto un passo indietro. «Non accetto questi paragoni - replica l'imprenditore marchigiano - e poi ci sono età e momenti in cui certe battaglie uno le deve mollare». Ma per Della Valle non è il momento.

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