È la prima «grande» dopo l'addio di Cassano
Anche se mancava un intero girone di ritorno da giocare, anche se la Roma sembrava avere acquisito confortante vantaggio, prima di arrendersi ai rossoneri pagando il prezzo dovuto a una vacanza natalizia lunga e amministrata forse in maniera non ineccepibile. Lo avrebbe vinto il Milan, quel campionato, con vistoso distacco sui giallorossi, già bravi a issarsi a un secondo posto che valeva l'ammissione diretta alla Champion league. Ultimi sussulti prima della smobilitazione, della partenza di Capello, per non parlare di Emerson e Samuel, sacrificati alle esigenze di bilancio , ma anche di Zebina e Lima, questi per pura dabbenaggine, senza incassare un solo euro. E così questa sera significati ben diversi avrà luogo il nuovo confronto: da una parte un Milan lanciato a un inseguimento disperato, però tuttora convinto, alla grande Juventus; dall'altra una Roma già ampiamente ridimensionata dalla fallimentare stagione passata, e votata a un riscatto per ora appena accennato. Visto che in fondo i giallorossi hanno finora offerto le migliori prestazioni contro le squadre importanti, considerando la juve fuori concorso, le premesse non dovrebbero apparire poi così terribili. Dai confronti con le formazioni che inseguono la capolista e la momentanea titolare del secondo posto, la Roma ha tratto due belle vittorie, con l'Inter a San Siro e il Chievo all'Olimpico, e due larghi pareggi con Livorno e Fiorentina. Però parliamo di una Roma che aveva comunque a disposizione un non disprezzabile organico, prima che Spalletti dovesse fronteggiare l'addio a Cassano, i guai fisici di Montella e Nonda, il tributo di Koffur alle glorie calcistiche nazionali, la lunga indisponibilità di Mancini. Sarà dunque una squadra ancora una volta improvvisata, anche tatticamente, quella che dovrà dare battaglia a uno dei tre pezzi da novanta del campionato, alle spalle dei quali sono in fila cannoncini di modestissimo calibro, per non parlare delle retroguardie in guerra con frecce e cerbottane. Dopo la sosta, Spalletti ha avuto il conforto di una trasferta nell'impianto formato famigliola dell'ultima in classifica, poi ha allenato le seconde linee in Coppa Italia, risultati che confortano e che pesano molto di più delle cene in comitiva alle quali si vorrebbero attribuire valori taumaturgici, i reprobi cacciati o ammutoliti.Ma insomma, la serenità può rappresentare un fattore positivo, anche perché il Milan , che prefigura come un incubo un eventuale pareggio, dovrà concedere gli spazi che i romanisti, pur mutilati in attacco, sembrano prediligere. Certo, per sovvertire il pronostico (dopo sei gol in due partite incassati, la cabala parla di porta del Milan quasi stregata) ci vorranno impavido carattere ma soprattutto giocate felici, figlie di un'attenzione feroce. Non c'è Dacourt, torna De Rossi, lo scacchiere tattico è lo stesso, nonostante le differenti attitudini di Mancini rispetto a Tommasi. Chiusa sulla carta, la Roma ci può provare con spirito leggero: che aiuta.