«Battiamo il Milan e arriviamo quarti»
E quasi da dirigente, quando serve. Anche se ha tanta voglia di campo e a mettersi dietro una scrivania ancora non ci pensa. Le ambizioni personali e della squadra, il futuro più e meno immediato. Trentatre anni ad aprile, al suo quinto anno in giallorosso il difensore savonese rilancia caparbio le azioni di una Roma in ripresa. Inquadrando addirittura l'obiettivo più inconfessabile e difficile da raggiungere. «Crediamo ancora nel quarto posto, proveremo la scalata fino alla fine. Stiamo cercando la continuità, ma è presto per dire di aver risolto tutti i problemi, ci sono state già alcune ricadute. Siamo qualche punto indietro rispetto alle previsioni ma non era facile superare le difficoltà della scorsa stagione. La partita con il Milan arriva al momento giusto: sono queste le gare che fanno compiere il salto di qualità. E noi abbiamo la convinzione di batterli». Ma i rossoneri sono in grave ritardo dalla Juventus capolista e domenica non potranno permettersi il lusso di perdere. «Loro restano una grande squadra, anche se negli ultimi tempi subiscono qualche gol di troppo. Dovremo fare una partita di grande intensità e cercare i tre punti, anche se la nostra crescita deve continuare a prescindere dal risultato». Tornerà a tempo pieno Mancini, un giocatore praticamente assente per tutto il girone di andata. «Sta dimostrando di voler rimanere qui, si sta allenando e lo vedo bene nel gruppo. Noi siamo pronti ad aiutare tutti, non possiamo avercela l'uno con l'altro, poi nella vita ci si può anche escludere da soli. La Roma ha bisogno di Amantino, lo vogliamo vedere in campo e allegro, ma dipende solo da lui. Non esiste un problema spogliatoio, abbiamo deciso di ritrovarci a cena insieme per cercare di essere più amici. Da tempo volevamo prendere questa abitudine. Ora toccherà pagare ad Aquilani, è il suo momento». L'altra situazione spinosa da risolvere si chiama Kuffour. «Quando è stato fuori era infortunato, il resto sono considerazioni che spettano al tecnico. Io ho sempre cercato di stringere i denti, una volta non ero neanche convocato e la mattina prima della partita mi è stato chiesto di scendere in campo». Montella e Okaka, il più vecchio e il baby dell'attacco stanno vivendo storie diverse. «Vincenzo è giù di morale se non riesce a risolvere i problemi fisici che ha. Lo aspettiamo perché anche lui ci manca, come giocatore e come ragazzo. Okaka ha grandi potenzialità ma a 16 anni ci vuole calma, deve fare il suo percorso tranquillo. Le luci della ribalta a quella età sono pericolose, ma ha buone prospettive». Capitolo portiere. Doni continua a non convincere, ma anche per lui c'è una difesa a spada tratta. «Quando le cose non andavano bene è sempre stato molto equilibrato. Ha la fiducia totale del reparto, come del resto Curci ed Eleftheropoulos». Coi suoi 1611 minuti giocati in campionato, è il giocatore più presente della squadra. Niente male per il più anziano nella rosa di Spalletti. «Penso di aver fatto buone cose in questo girone. Ho commesso qualche errore, ma giocando ogni tre giorni succede. Non penso alla nazionale, mi sto dedicando intensamente alla Roma, poi si vedrà. Non ho rimpianti né voglia di fa polemiche. Prima di finire la carriera voglio vincere nella Capitale, dove mi trovo benissimo. Sono felice di aver sposato questo progetto e penso che la società abbia bisogno di gente motivata che creda nel suo lavoro». Non può mancare il riferimento a Cassano, colui che gli ha tolto il primato di unico italiano ad aver giocato con una delle maglie più prestigiose al mondo. «Mi accontento di essere stato il primo. Ad Antonio facciamo gli auguri per la sua nuova avventura, ma non sarebbe giusto dire che la Roma sta andando bene perchè lui non è più qui. Quando ha voluto noi gli abbiamo dato collaborazione. Lui è un buono e spero possa crescere in Spagna. Al Madrid la società dà tutto a un calciatore, mettendolo nelle condizioni migliori per rendere al massimo. Dovrà fare il professionista serio