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DIRITTI tv, indietro tutta.

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Non a caso, puntuale come le sentenze già annunciate, è giunto il coro delle reazioni. Tutte indirizzate verso un unico aspetto: il conflitto di interessi di Berlusconi, visto da due fronti diversi, quello del Milan e quello di Mediaset. La proposta di legge che punta a una più equa distribuzione degli introiti tra grandi e piccole squadre era stata invocata da Della Valle, Zamparini e altri 15 club. Non erano invece favorevoli alla «spalmata» la Juve, Roma e Lazio, Milan e Inter. Ed è proprio un interista doc, come Ignazio La Russa a sottolineare come il no di Forza Italia sia destinato ad accendere una polveriera. «Una decisione miope - spiega il capogruppo di An alla Camera - che dà il destro alla sinistra per parlare di conflitto di interesse per cui è auspicabile un ripensamento». Un veto più ingombrante di un rospo da mandare giù. «Probabilmente Forza Italia - aggiunge La Russa - non ha capito che negando l'assenso all'esame in via legislativa lo avrebbe affossato visto che siamo a pochi giorni dalla chiusura della legislatura». Pensare a un'autorete, dunque, non è affatto un'eresia. Per il Cavaliere potrebbe significare perdere voti alle prossime elezioni. I tifosi delle squadre meno blasonate potrebbero legarsi al dito l'affronto subito. Ma Berlusconi dagli studi di Porta a Porta ha così replicato: «Non sono al corrente di quanto è accaduto». Poi rispondendo a Fausto Bertinotti che rilanciava sul conflitto d'interessi ha detto: «Non so quale sia la materia del contendere. Credo che si tratti di cose che riguardano i problemi del calcio, ma, come lei sa, non sono più il presidente del Milan». Oltre a Della Valle e i 15 club che firmarono il documento, nel quale si chiedeva il ritorno alla contrattazione collettiva dei diritti criptati, anche il presidente della Federcalcio si era espresso in favore dell'abrogazione della legge del '99 che ufficializzava la cessione soggettiva dei diritti. An presentò la proposta di legge sin dall'agosto del 2004, tra i firmatari Andrea Ronchi e il ministro delle comunicazioni, Mario Landolfi. Il 14 dicembre scorso la commissione Cultura e sport della Camera iniziò l'esame della pdl Ronchi. Poi il 26 dicembre ci fu l'accordo tra Juve e Mediaset da 250 milioni. La Russa scrisse al presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, chiedendo la calendarizzazione in aula della proposta. Richiesta appoggiata anche dall'opposizione. Per accelerare i tempi Casini ha portato ieri alla Conferenza dei capigruppo la proposta di An ma a sorpresa è arrivato il veto espresso dal capogruppo di Forza Italia, Elio Vito. E siccome per la legislativa serve l'unanimità dei gruppi tutto è andato a farsi benedire. Il presidente della commissione Cultura e Sport della Camera, Ferdinando Adornato ha così motivato il veto del capogruppo Elio Vito: «L'indagine conoscitiva della Commissione sui problemi dello sport avviata nel 2004, si era conclusa con una proposta che prefigurava una soluzione diversa, e cioè un premio economico ai club minori che valorizzano i giovani talenti italiani». Il responsabile sport della Margherita, Antonio Rusconi, ha chiesto le dimissioni di Adriano Galliani dalla guida della Lega Calcio. La battaglia, a quanto sembra, è ancora all'inizio. A chi tocca la prossima mossa? M. Cas.

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