Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Non basta la vivacità di Santana e Gonzalez per mettere paura alla corazzata di Capello

default_image

  • a
  • a
  • a

Che aveva chiuso l'anno vincendo e che ha cominciato quello nuovo alla stessa maniera: tre punti anche a Palermo (2-1: gol di Terlizzi, doppietta di Mutu) - ennesimo campo difficile dopo Udine, Roma, Firenze e via di questo passo - e tanti saluti alle cassandre che si auguravano un passo falso immediato della Signora. La quale, pur patendo in qualche circostanza, sembra davvero di un altro pianeta rispetto a una concorrenza evidentemente troppo timida per metterla davvero in difficoltà. Panettone o no, la Juve iniziava comunque a ritmi più lenti del solito. Il Palermo, come da pronostico, provava a sfondare sulle fasce ed era soprattutto Gonzalez a prendere di mira il povero Chiellini. Squadra sempre «alta», quella siciliana, con un pressing che infastidiva sia Emerson che (soprattutto) Vieira. La Juve, inizialmente, era tutta nei tentativi di colpi di tacco di Ibrahimovic: velleitari o no, Lupatelli non correva grandi pericoli. I padroni di casa, invece, pungevano come fastidiose zanzare in piena estate, veloci e spesso inafferrabili. Da un corner, dopo una dozzina di minuti, nasceva il vantaggio rosanero: Corini ributtava in mezzo, Terlizzi girava verso la porta come un attaccante vero e festeggiava il sesto gol personale del campionato assieme agli oltre 35.000 paganti che riempivano La Favorita. Di una cosa, a quel punto, si poteva essere certi: che la Juve si sarebbe immediatamente riversata nella metà campo avversaria. Detto e fatto, un paio di minuti dopo, arrivava anche il pareggio: Camoranesi sfondava a destra, Mutu colpiva la traversa di testa ma era lesto a controllare nuovamente il pallone e a girare in rete. Tutto da rifare per i padroni di casa. Che però, anziché prostrarsi per essere stati raggiunti, insistevano ancora: Gonzalez sembrava in alcuni momenti lo Speedy dei cartoni animati e una sua conclusione a colpo sicuro veniva ribattuta da un difensore. La Juve soffriva, Caracciolo e Makinwa imperversavano e ci voleva un volo di Abbiati per mantenere la porta inviolata. Dici: la Juve è rimasta con la testa in vacanza, Vieira è il lontano parente del giocatore di inizio stagione, Inter e Milan possono sorridere. Tutto vero? Macchè. Il francese sfruttava centralmente un invito di Ibra, allungava per Mutu e il vantaggio era servito: per il romeno, quinto gol in campionato e dedica speciale alla labirintite di Nedved. Sembrava quasi il replay della partita di Firenze: Juve in difficoltà, Juve che patisce, Juve che in qualche modo riesce a far passare la buriana e poi piazza il colpo vincente. C'era anche il tempo per una mini-protesta su un fallo di mano di Barzagli in un incontro ravvicinato con Trezeguet e, insomma, la Juve arrivava a metà gara con la pancia piena e la sensazione di avere superato la tempesta. Così era, in effetti. Del Neri sceglieva di cambiare assetto ai suoi: fuori Makinwa, poco concreto, dentro Bonanni con spostamento di Santana in una posizione più centrale per dare robustezza al centrocampo. Caracciolo avrebbe dovuto a quel punto fungere da boa per gli inserimenti dei suoi centrocampisti: un po' ci riusciva, l'Airone, un po' no. E comunque era Trezeguet a sfiorare per primo il gol, colpendo il palo alla sinistra di Lupatelli. Poi ci provavano Barone e Bonanni a rimettere le cose in pari, ma tutto sommato la Juve controllava la situazione e, anzi, legittimava la sua vittoria con un paio di combinazioni e di successive conclusioni dell'accoppiata Trezeguet-Ibrahimovic. Il Palermo aveva qualche sussulto sui calci da fermo: Caracciolo sfiorava prima il palo di testa e poi veniva anticipato da un'uscita di Abbiati, ma il risultato non cambiava più. Del Neri, che non ha mai battuto la Juve, si arrendeva. Il campionato, chissà.

Dai blog