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«Doveva ringraziare la famiglia Sensi» Intanto il tecnico studia le alternative

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Il divorzio tra Antonio Cassano e la Roma sta per finire in archivio, pur con gli inevitabili strascichi di polemiche e malumori. La società ha voltato definitivamente pagina. Con un comunicato ufficiale attraverso il proprio sito internet, ieri sono stati resi noti i termini dell'accordo per la cessione del barese al Real Madrid. Saranno cinque i milioni di euro che la società giallorossa incasserà in tre complessive rate di pari importo. La prima subito, dopo il rilascio del transfert internazionale, mentre le altre verranno corrisposte il 2 luglio 2006 e 2007. A completare il quadro, l'accordo transattivo raggiunto dalle parti, mediante il quale il calciatore ha rinunciato alla somma residua di 1,6 milioni relativi allo sfruttamento dei suoi diritti di immagine. Somma che aggiunta agli 1,6 milioni restanti dei compensi da percepire fino a giugno sfiora un volume totale di 10 milioni. Aspetto economico a parte, non esattamente di secondo piano nel momento attuale del club di Trigoria, la Roma si è liberata di un problema all'interno di uno spogliatoio che negli ultimi tempi sorpattutto non aveva gradito gli attteggiamenti discutibili del talento di Bari. Almeno interpretando il pensiero di Daniele Pradè, che ieri pomeriggio ha fornito la reazione ufficiale della società attraverso i microfoni di Roma Channel. «Questa cessione è stata una scelta obbligata, visto che dal primo febbraio il giocatore sarebbe andato via da Roma a parametro zero. Noi siamo riusciti a incassare qualcosa e in più ho visto il ragazzo a Madrid sorridere. Se anche lui ha ritrovato il sorriso allora siamo tutti felici. Per quello che ci riguarda, invece, finalmente si è chiusa questa telenovela: era troppo tempo si trascinava questa storia». Pradè ha ribadito ancora quella che era stata l'offerta della società al giocatore: «Gli avevamo offerto 3,2 milioni di euro per cinque stagioni. La Roma si sente con la coscienza a posto. È stato l'epilogo migliore per tutti di una situazione diventata troppo difficile da gestire. Quella di Cassano era una vicenda che non dava serenità a nessuno». Il direttore sportivo non sembra aver gradito il mancato ringraziamento al presidente Franco Sensi e all'ambiente romano, che lo ha consacrato nel calcio che conta. «Cassano dovrà sempre ringraziare Roma e i suoi tifosi che lo hanno accolto come un figlio. Ma soprattutto la famiglia Sensi che l'ha reso ricco e famoso. I quattro anni e mezzo di Cassano trascorsi qui sono stati importanti. Lui ha dei colpi incredibili, ci ricorderemo della sue giocate e da questo punto di vista sono contento di averlo avuto. Bisogna dividere il Cassano ammirato in campo da quello delle cassanate. Nella mia veste da dirigente voglio che i miei giovani abbiano preso da Cassano quello che ha fatto vedere sul terreno di gioco e non fuori. La Roma è un punto di arrivo e non di partenza. Dico questo perchè chi sta a Roma deve essere felice di rimanere. La Roma è una grande società che ha grandi tifosi. Chi sta alla Roma deve starci con voglia, passione e determinazione: questo sarà il punto di partenza e di forza di questa società». Via Cassano, si riparte dal punto di riferimento di sempre, Francesco Totti, il leader di una squadra che si sta impoverendo nel corso degli ultimi anni dei giocatori migliori. Pradè si concentra sul suo numero dieci: «Siamo fieri del nostro capitano, il nostro cuore. Abbiamo tanti giocatori romani e siamo fieri di coloro che hanno deciso di restare. Ci interessa più il collettivo che l'individualità». Le sue parole, i suoi buoni propositi per il futuro, tendono ad escludere un imminente passaggio di mano al vertice del club romanista. «Sappiamo i nostri pregi e difetti e siamo convinti che insieme alla famiglia Sensi, grazie alla collaborazione e la professionalità di Bruno Conti e Spalletti, potremo creare qualcosa di importante». Già, Luciano Spalletti. «Cinque mi

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