Rocca fa tris È lui il signore dei paletti
E Benny Raich, poverino, pronto per l'analista: come già nelle due precedenti occasioni, l'austriaco era infatti in testa alla fine della prima manche con il Nostro relegato al terzo posto, staccato di 51 centesimi. Mezzo secondo, accumulato anche a causa di un problema a uno scarpone saltato fuori nella fase di ricognizione. Poi, nella seconda, succede che il livignasco si scateni ma senza esagerare: non sbaglia nulla, però. Pallander, secondo, si impaurisce e finisce dietro. Tocca a Raich: nettamente in testa all'intermedio, l'austriaco inforca a una ventina di secondi dalla fine. Lui scuote la testa mentre l'altro — cioè il Nostro — alza le braccia al cielo e scuote il suo casco su cui ha attaccato un adesivo: «Spazio in vendita». Perché succede anche questo, nell'Italia dove si disputeranno le Olimpiadi invernali tra poco più di un mese: che il suo sciatore migliore, quello più famoso e rappresentativo e vincente, non abbia uno sponsor personale da mostrare ogni qualvolta arriva a fine gara. Poco male, forse. Oppure sì, chissà. Resta la festa. Tre su tre, signore e signori: come Alberto Tomba dieci anni fa, tra l'8 e il 22 gennaio 1995 negli slalom di Garmisch, Kitzbuehel e Wengen. Come Ingemar Stenmark nel 1977-78, anche. Paragoni da far venire i brividi. Per Rocca, si è trattato della nona vittoria assoluta in Coppa del Mondo: sempre in slalom, tra i pali stretti. Nel frattempo, è migliorato anche in gigante e si è fatto venire in mente che dalla prossima stagione potrà puntare addirittura alla classifica generale di Coppa del Mondo. Con il solito filo di voce, lui quasi si defila: «Non sapevo bene quanto dovessi spingere, era un tracciato complicato. Alla fine credo di avere trovato l'interpretazione giusta, avevo ancora un po' di margine nella mia azione: la cosa mi convince sempre più di aver lavorato bene sia tecnicamente che con la testa». Non è infatti un segreto che, al di là del lavoro sulla neve fatto con il suo coach Claudio Ravetto, Rocca si sia affidato ormai da anni a uno psicologo dello sport, il dottor Vercelli: lo ha aiutato a sopportare la tensione senza perdere in aggressività, i risultati sono dietro l'angolo. Come le Olimpiadi, alle quali l'azzurro di presenterà da favorito numero uno: «Adesso stacco un po' e vado a casa a passare il Natale pensando ad altro. Ne ho bisogno: fa parte del mio modo di affrontare gli impegni. Poi dovrò lavorare ai nuovi scarponi. Oggi (ieri) mi si sono rotti, poi sono riuscito a gareggiare lo stesso con qualche riparazione di fortuna ma sono proprio arrivato al limite. Mi farò preparare due o tre scarpe nuove e le proverò nei primi giorni del nuovo anno per trovare quella più adatta». Raich, in compenso, dovrà trovare il modo per aggiustare qualche meccanismo interno alla sua mente: tre gare perse in questo modo non sono uno scherzo da buttare giù nemmeno per un pluri-campione del mondo e fuoriclasse assoluto. Ieri, dietro Rocca, si sono piazzati poi Thomas Grandi e Ted Ligety, canadese il primo a statunitense il secondo: quest'ultimo, senza dubbio più accorto del suo connazionale Miller, anche ieri finito ko e sorpassato in classifica generale da Svindal (450 contro 442).