L'OSSERVATORIO
Certo, non è occasionale che l'apprezzamento possa essere sincero, ma c'è anche il paralume della zia Clotilde, neanche riciclabile, al quale si deve comunque riservare un grazie convinto. I suoi pacchetti, la Roma li aveva ricevuti in largo anticipo, nel pieno dell'estate: li aveva accolti con gioia e gratitudine, però senza sognarsi di aprirli per verificarne il contenuto, prima di festeggiare. C'era anche Taddei, tra i regali recapitati a Trigoria, ma in realtà non è che il Siena si fosse accontentato di un ringraziamento, mente nessun contrassegno era stato richiesto per il cortese invio di Nonda e Kouffur, giocatori con un retroterra importante, e dal Brasile era giunto perfino un prepagato, Doni, non dalla Roma ma dallo stesso portiere. Con le feste in arrivo, l'allettante confezione di carta colorata ha cominciato sa rivelare qualche piccolo difetto, nei giocatori che avrebbero dovuto rallegrare, a tasso zero, la stagione della rinascita dopo quell'orrenda stagione. Il ghanese, difensore centrale che il Bayern aveva lasciato partire senza una lacrima, è un giocatore che vanta un medagliere illustre, tra scudetti e lauree internazionali, unico apparente neo un pesante infortunio che l'aveva tenuto al palo per lungo tempo. Adesso Kouffur, che aveva cominciato la stagione nel migliore dei modi, turba i sonni di Spalletti: che l'aveva visto offrire prima alibi sospetti per una doppia rinuncia, e partire poi per le vacanze senza neanche chiedere il permesso . Lo rivedrà dopo la Coppa d'Africa, il tecnico, dunque a febbraio, e chissà se il rapporto potrà essere ricomposto, visto che il ghanese non sembra esaltarsi troppo di fronte alla prospettiva di una permanenza a Roma. Nonda si era letteralmente frantumato il ginocchio destro, dunque altro regalo sospetto, adesso è il menisco esterno sinistro che è partito, ma chi fa sport sa che uno sforzo innaturale su una gamba, quando l'altra ha sofferto problemi seri, lascia segni pesanti a più lunga scadenza. Il terzo pacco era il cartellino che Doni si era pagato pur di giocarsi una carta importante a Roma una carriera brasiliana segnata da troppi campi di maglia per non ingenerare qualche dubbio. Non per partito preso, ma non mi sembra che farsi centrare un paio di volte da attaccanti distratti faccia dimenticare le reiterate incertezze nelle uscite alte. La lunga sosta aiuterà a riflettere su questi e altri problemi, anche il mercato in entrata è sbarrato, forse si concretizzerà la rinuncia a Cassano, per una cifra che neanche copre l'indennizzo fissato dalla Fifa per Mexes. Dico tutto questo non per rovinare la bella favola di una vittoria che all'olimpico diventa un'impresa, ma nella speranza che questo passo avanti non venga vanificato con gli ormai consueti cali di concentrazione. Per la Roma, come avevo sottolineato nel presentare l'ultima notturna dell'anno, avevo indicato un motivo di speranza nell'atteggiamento che la squadra aveva saputo quasi sempre mantenere in presenza di impegni severi. Quello con il Chievo lo era, e tale si era confermato prima che Tombolini inventasse una svolta decisiva, che per altro non compensa la Roma dei troppi torti sofferti in precedenza. A partire dalla ripresa di gennaio, è auspicabile che il nome dell'avversario di turno, quel Treviso che stenta a rivedere la luce non induca Totti e i suoi paladini all'euforia, ma che sappiano mettere in campo la grinta e l'applicazione degli umili, sola arma vincente.