Con quattro rinforzi
C'è tempo, per pensare all'otto gennaio e alla sfida casalinga contro l'Ascoli. Perché magari contro i piceni ci sarà pure qualche novità, ammesso che il parsimonioso Lotito decida di rafforzare il gruppo a disposizione di Delio Rossi. La lista dei desiderabili non è interminabile: Marchionni, Jimenez, Di Biagio e Sestu, nomi sulla bocca di tutti, sembrerebbero acquisti mirati, in grado di portare la squadra al definitivo salto di qualità. Ma chissà se diventeranno davvero prossimi laziali, attratti da un progetto che bada esclusivamente al collettivo senza gratificare granché nel portafoglio le individualità. Il mercato di riparazione non è una scienza esatta, proprio come il calcio. Perché in caso contrario la Lazio non avrebbe rischiato di perdere a Lecce, deludendo quanti prevedevano il blitz facile nel ricordo dello splendido sabato sera addosso alla Juventus. Invece è arrivato solo il sesto punto in trasferta, con 21 gol fatti e 22 subiti, che quasi mascherano l'enorme differenza di rendimento fra prestazioni dentro lo stadio Olimpico e impegni esterni. Ottava, accanto alla Roma a 24 punti, la Lazio galleggia in una situazione dignitosa, soprattutto se si pensa allo sfascio da cui proviene. Tuttavia a Lecce i pochi fan al seguito hanno rivisto una partita mediocre, dove la formazione proposta è ripiombata nell'anonimato nonostante i tentativi illuminanti del solito Liverani. Che comunque ha faticato nel far girare la squadra, come trovasse compagni ancora ubriachi per i consensi ricevuti contro i campioni d'Italia o addirittura paradossalmente appagati dalla loro bravura. Niente di più sbagliato, ed è andata proprio come paventava Delio Rossi nelle avvertenze poi dimenticate in campo. Così pure Lecce, terzo pareggio esterno da aggiungere a cinque sconfitte e appena una vittoria, ha ribadito la frequente fragilità della Lazio itinerante, quella che poche volte è degna di se stessa e che manifesta allarmanti carenze di personalità. È su questo versante che bisogna lavorare per ottenere una produzione uniforme e per placare nello stesso tempo tutti quelli che contestano il presidente biancoceleste in buona fede. Gli esempi sono abbondanti e culminano nella scarsa pericolosità di Tommaso Rocchi lontano da Roma. Fotografia rovesciata di un ottimo attaccante che sintetizza un disagio da eliminare quando riprenderà il campionato. E Manfredini, chiamato a sostituire Cesar (che probabilmente prima o poi andrà via, mentre verrà fatto ogni sforzo per trattenere Liverani, Dabo e Behrami) l'altra sera non si è reso mai protagonista di una discesa sulla fascia o di un'azione degna di nota. Ora le annotazioni vanno in archivio e la gente aspetta l'impennata, cioè la maniera con cui la Lazio saprà agire per ottenere una collocazione lusinghiera dentro una classifica spezzata in tre tronconi, e che lascia già spazi invitanti causa l'eclissi, parziale o totale, di Sampdoria Udinese e Palermo. A Delio Rossi, che ha di certo dato un'impronta a questa squadra, il compito di improvvisarsi persino psicologo, facendo intuire ai dipendenti di Formello che per il salto di qualità non servono cali di tensione. Alla ripresa il calendario metterà di fronte ai laziali prima l'opposizione cui sovrintende Giampaolo, e a seguire la visita al Parma sempre in odore di retrocessione nonostante la vittoria sul Cagliari. Inutile approntare tabelle, però anche i meno ottimisti intuiscono che sono sfide molto abbordabili, appuntamenti da sfruttare che proseguiranno per accumulo con Messina, Cagliari e Treviso, prima dell'arrivo dei milanisti all'Olimpico. Intanto la truppa stacca la spina, badando a non abbandonarsi troppo ai torpori natalizi. Ci vuole fiducia.