di FRANCO MELLI DOPO la Juve al top, i cenerentoli del Lecce.
E' il pericolo scivoloso del "troppo facile", cui Delio Rossi si riferisce accorato negli avvertimenti di avvicinamento alla trasferta nel Salento. I pugliesi hanno vinto due volte sul loro campo contro Cagliari e Siena (doppio 3 a 0), senza dimenticare i due punti racimolati davanti ad Ascoli e Roma. Bottino misero, laddove l'anno scorso furoreggiava Zeman, mentre non può bastare a rendere accettabile il rendimento esterno quell'unico blitz riuscito a Udine, chissà per quale favorevole congiuntura d'astri. Sicchè la Lazio super-elogiata per aver tenuto ancora in vita il campionato, dovrebbe agevolmente imitare le prestazioni vincenti di Fiorentina, Juve e Messina, antagoniste ricordate per saccheggi già avvenuti senza nemmeno soffrire più di tanto nello stadio di Via del Mare. Certo, tutto dipenderà dal furore e dalla concentrazione di cui disporranno i biancocelesti prima di chiudere il 2005, come specifica il loro allenatore aggiungendo che bisognerà giocare sugli stessi ritmi risultati indigesti al Palermo, alla Fiorentina e ai bianconeri. Sarebbe colpevole buttare via l'occasione, credendo di intascare il bottino pieno per diritto divino. Il Lecce va trattato con la stessa procedura riservata agli squadroni, salvo rischiare spiacevoli sorprese qualora venisse abbassata la guardia pensando di più alle vacanze natalizie. Lo sa bene Liverani, consapevole inoltre della necessità di restare umili per evitare i contraccolpi causati da pericolose illusioni. La trasferta di Reggio Calabria insegna: dogmi e pronostici scontati sono spesso fatti apposta per essere stracciati al dunque. Anche se l'ottavo posto in classifica e i sei punti in più rispetto allo stesso momento della scorsa stagione, prima di altre due sfide abbordabili (Ascoli all'Olimpico e viaggio a Parma) potrebbero aiutare le fantasticherie. Tuttavia per il tecnico riminese i problemi di formazione continuano ineliminabili: stavolta toccherà sostituire lo strepitoso Behrami con Keller e abbinare subito Pandev al rilanciato Rocchi, visto che Di Canio è stato stoppato per un turno dal giudice sportivo con uno strascico di polemiche facilmente intuibili. Grottesco provvedimento in riferimento al saluto romano in Lazio-Juve, non a quanto accaduto nella bolgia politicizzata di Livorno. E ci rimette la Lazio. E gli ultrà annunciano sit-in di protesta che non gioveranno di sicuro all'immagine del club più melodrammatico del football italiano, sempre sotto botta, sempre demonizzato dai soliti moralisti in agguato. Bisognerebbe interrompere presto questo tormentone, sul quale interviene perfino il santone Blatter, promettendo di stroncare la carriera del capitano laziale già al crepuscolo. Proviamo ad accantonare il can-can assordante. Proviamo a pensare che i rammendi necessari non guasteranno la bella Lazio delle ultime prestazioni, in virtù di recite intercambiabili sullo stesso copione di conquista. L'organico laziale non è dei più ricchi, ma nel mutuo soccorso chiunque si esalta e dà più di quanto si potrebbe presumere. Perché è stato scrupoloso il lavoro di Delio Rossi, cui non scarseggiano pure le intuizioni per raggiungere esiti ragguardevoli sui singoli e nel collettivo. Come gli è capitato un po' ovunque. Come accadde addirittura a Lecce: nell'annata 2002/2003 venne applaudito dopo aver riportato in A l'allora club di Semeraro. E proprio il signor Delio, maestro galantuomo, assicura che il Lecce contemporaneo non merita l'ultimo posto in classifica. Lui conosce bene molti di quei ragazzi e bisognerebbe fare tesoro dei suoi avvertimenti. Alla larga dalle distrazioni, per affrancarsi finalmente dal mal di trasferta.