Lazio a testa alta
L'1-1 non rende giustizia alla banda di Rossi, ma il campionato si riapre, perché la squadra di Capello lascia due punti nel fortino laziale e regala all'Inter e al Milan la possibilità di accorciare le distanze dalla capolista. Alla fine Rossi sceglie Di Canio accolto dai tifosi della curva con un mazzo di rose rosse. Dall'inizio c'è spazio anche per Manfredini al posto dell'infortunato Cesar. Capello deve fare a meno di Emerson e Buffon, per il resto può schierare tutti i suoi campioni. Si parte e la Lazio mostra subito i muscoli. Behrami è ispirato, Liverani chiama l'assalto, Dabo ringhia, Rocchi punge. Già al 12' Manfredini prova a saggiare la reattività di Abbiati: il portiere bianconero è pronto. La Juve resta sorpresa dall'avvio veemente dei biancocelesti, arretra e sbaglia. Clamorosamente con Thuram che ritarda un rinvio, si fa soffiare il pallone da Di Canio e Manfredini, il tocco di piatto di Rocchi manda in paradiso la Lazio operaia. Capello si infuria ma l'aiuto arriva dall'assistente Stagnoli che ferma prima Behrami e poi Rocchi lanciati verso la porta per un fuorigioco inesistente. Tant'è si va avanti e la Juve pesca il jolly con la collaborazione della difesa di casa: punizione di Camoranesi, sponda di Nedved, tap-in del mortifero Trezeguet con posizione sospetta di Ibrahimovic: 1-1, ingiusto. A quel punto la gara si incattivisce e sale in cattedra Pieri di Genova. Alla mezz'ora c'è un rigore netto per fallo di Chiellini su Behrami ma l'arbitro fa proseguire e l'Olimpico si comincia a spazientire (in tribuna si sprecano insulti a Moggi). Prendono il cartellino giallo Nedved, Vieira e Cribari, saltano i nervi a molti giocatori. A cominciare dal ceko che resta in terra per un'entrata regolare di Dabo. Pieri fa finta di niente e dall'altra parte Cannavaro entra a forbice su Behrami. Il risultato? Nemmeno un cartellino e il kosovaro è costretto a lasciare il campo in lacrime. Una vergogna. E, a testimoniare l'inadeguatezza della terna arbitrale ecco il fischio finale del primo tempo con rissa. Nedved prende per il collo Liverani, il regista laziale risponde ma Pieri si preoccupa di allontanare il ceko invece di ammonire entrambi e quindi espellere lo juventino. Nella ripresa l'assenza di Behrami si sente, Keller ci mette entusiasmo e corsa ma nulla più. Pieri cambia metro di giudizio (ammoniti subito Zauri e Blasi), Rossi cambia Di Canio per talismano Pandev: il leader biancoceleste lascia il campo replicando alla Nord il «saluto» che ha fatto tanto discutere. Ma è un'altra Juve più brillante rispetto a quella arruffona del primo tempo. Ibra è un altro Ibra e al volo sbaglia l'appuntamento col gol già all'8'. Pochi minuti e lo svedese ispira Trezeguet: stavolta Peruzzi risponde da campione in angolo. La Lazio cerca di non farsi schiacciare, si aggrappa a uno strepitoso Dabo per ripartire di rimessa. Rossi dà respiro a Rocchi: dentro Tare. La Juve spinge, Trezeguet ricambia il favore a Ibra ma Oddo in scivolata fa il miracolo e salva il risultato. Pochi secondi e il difensore e sull'altro fronte a ispirare la testa di Tare ma la conclusione dell'albanese finisce fuori. Capello si gioca la carta Del Piero (fuori Trezeguet) e inserisce anche Zalayeta al posto di uno spento Camoranesi. Juve a tre punte per l'assalto finale, Nedved impegna Peruzzi da lontano, ma non c'è più tempo. La Lazio resiste e affonda nel recupero con Abbiati decisivo sulla girata di Pandev. Finisce in parità, l'imbattibilità dell'Olimpico resiste.