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Serve un prodigio per bloccare gli extraterrestri

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L'ammazza-campionato con il record senza precedenti di 14 vittorie su 15 gare, ha già ipotecato lo scudetto numero 29, e viene qui per mantenere intatto un vantaggio imbarazzante, persino aumentato nell'ultimo turno, causa la sconfitta dei rossoneri nel derby. Primi in Italia, in Europa, e addirittura nei tribunali della nostra Repubblica, i bianconeri hanno viaggiato finora a velocità impressionante, dando la sensazione di essere attrezzatissimi sotto il profilo tecnico-tattico e come forza fisica per umiliare qualsiasi avversario. 42 punti a quattro tornate dal giro di boa sono record non solo nazionale, ma perfino europeo. Neanche il Chelsea, in Premier League, ha vinto tanto. Una macchina implacabile. Una formula esplosiva applicata un po' ovunque senza cedimenti né amnesie. Certo fa eccezione il Milan del 30 ottobre scorso, cui questa Lazio si dovrebbe fra poco ispirare per bloccare quanto meno gli extraterrestri di Capello e salvare l'imbattibilità casalinga ancora vigente. Ma non è facile capire che Lazio avremo in sorte e, soprattutto, quale atteggiamento corale possa pagare in campo contro un'opposizione così implacabile e spesso vicina alla perfezione. La squadra di Rossi deve crederci, dopo aver costruito sotto le pendici di Monte Mario la parte migliore del suo contraddittorio girone d'andata, dividendo la posta solo contro Chievo e Inter, prescindendo dal derby, dove ospitava la Roma. Stavolta esiste comunque la necessità di andare oltre le proprie possibilità, di furoreggiare nell'impresa impossibile senza sbagliare quasi niente in fase difensiva, senza «regalare» sbilanciamenti che gente come Ibrahimovic, Trezeguet, Camoranesi e l'ex Nedved sanno immediatamente castigare. Mancherà Cesar, al quale il Divino Amore, epicentro dell'ultima amichevole, non ha portato miracoli, ma un guaio fisico che lo terrà fermo fino all'alba del 2006. E dire che Rossi aveva dichiarato di pregare Dio e tutti i santi del calendario per affrontare l'avversario più difficile! Tuttavia responsabilizzato probabilmente Keller a sinistra e proposto Behrami dall'altra parte, non salterà la sfida Di Canio, che in odore di squalifica per il braccio teso è stato prima difeso dal suo presidente, e poi giustificato dal giudice sportivo, cui il gesto del capitano non è sembrato punibile viste le attenuanti della bolgia politicizzata di Livorno. Lui, il leader della discordia, verrà abbinato al rientrante Rocchi, che pure se non va in gol da sei giornate, ha il privilegio di aver segnato tre volte nella porta bianconera, particolare non trascurabile in una partita da «si salvi chi può», e dove non guasta un po' di scaramanzia. Perché la Lazio è in credito con la fortuna, come ha dimostrato in particolare il vano assalto alla difesa livornese e la soddisfazione raccolta dai ragazzi di Donadoni con una finalizzazione e mezza. Fortuna che va anche cercata con un atteggiamento coraggioso, visto che non lascerebbe scampo al gruppo di Formello una desueta tattica rinunciataria e una gestione di gara scandita da ritmi prevedibili. Giusto l'alta velocità in qualche circostanza ha messo a soqquadro il reparto arretrato juventino, prima che i cecchini là davanti ripristinassero l'abituale legge del più forte. Servono quindi ritmi assatanati e una prestazione tutto cuore e muscoli, sulla falsariga di quanto seppe dimostrare il Milan di due mesi fa contro la corazzata-Capello, prima di precipitare a undici lunghezze di distanza. Utopia? Obiettivo irraggiungibile? La storia del pallone ha dimostrato che si deve sempre attendere l'inaspettabile, come ci raccontò la nazionale di Bearzot nell''82 prima di abbattere Argentina e Brasile, sulla carta nettamente superiori in ogni reparto. Sono prodigi rari, cui il football deve la sua intramontabile popolarità. E di una notte magica avrebbero bisogno i corsari di Delio Rossi per stracciare pronostici troppo scontati. Attendiamo fiduciosi, vagheggiando per lo meno un «rendez vous» senza contestazioni all'ind

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