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Si vede la fine del tunnel ma i problemi rimangono

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Non tanto per la qualificazione alla fase dell'eliminazione diretta in Uefa, che vede in corsa ancora trentadue squadre, con tutti i problemi relativi al giovedì sera e ai viaggi disagiati; quanto invece per non dover affrontare la trasferta di Genova in piena crisi. Valore psicologico, dunque, quella della vittoria sugli svizzeri dalla difesa imbarazzante. Con i soliti difettucci, qualche atteggiamento passivo di troppo, superficialità nella gestione di un attivo rassicurante invece di chiudere la partita senza altri palpiti. Totti al riscatto ma in finale troppo lontano con la testa dalla partita. Lodevole Nonda nei movimenti e nel gol, secondo me sopra tutti gli altri Perrotta, defilato a destra e ancora più bravo in una posizione non prediletta. E un miracolo di Curci, che è utile sottolineare. Naturalmente l'uscita dal tunnel non proietta verso una luce intensa, molti problemi rimanendo irrisolti. Quello psicologico, soprattutto, perché non è altrimenti spiegabile come la Roma, disponendo in centrocampo di giocatori che sono non soltanto eccellenti interditori, Perrotta su tutti, ma anche abili palleggiatori, accusi disagi ricorrenti nel mantenere il controllo del pallone e dunque del gioco. Evidentemente, le difficoltà attuali inducono alla fretta, figlia della paura di sbagliare, altrimenti non si spiegherebbe il continuo ricorso ai lanci lunghi, con Bovo individuato come una sorta di nuovo Sinisa Mihajlovic anche sui calci piazzati. Altri e più produttivi risultati dovranno arrivare: e soltanto la serenità potrà infine produrre gioco. La prolungata interruzione nella fase iniziale del primo tempo ripropone invece inquietanti interrogativi. Insomma, c'è la legge Pisanu, l'identificazione dei tifosi, la trafila burocratica per i biglietti, i controlli assidui agli ingressi in ogni settore. Eppure, immancabilmente, all'interno dell'Olimpico viene prodotta una sorta di santabarbara: e fumogeni e petardi non sono accendini di plastica da nascondere nel taschino. Perché portarli allo stadio, poi, bisognerebbe chiederlo ai deficienti eventualmente colti sul fatto: perché, esclusa qualsiasi ipotesi di festeggiamento, si può intravedere soltanto la volontà di far male alla società.

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