«Io non scappo»
Spalletti alla vigilia del match col Basilea (Rai 3 ore 20.45) smentisce le voci di dimissioni «Sono abituato a lasciare da vincitore, non da sconfitto». E stasera è vietato sbagliare
Sprofondata in una crisi nera di gioco e risultati, la Roma si gioca molto della propria stagione contro il Basilea. La coppa Uefa, alla luce delle delusioni di campionato, è diventata un obiettivo primario. Dopo essersi complicata la vita contro Strasburgo e Stella Rossa, stasera serviranno i tre punti. Per non finire al quarto posto in un girone ampiamente alla portata e abbandonare la competizione, si dovrà espugnare il tabù Olimpico, dove nelle 25 partite ufficiali giocate tra campionato e coppe nel 2005, i giallorossi hanno vinto soltanto 7 volte. In altre parole, ci vorrà una piccola impresa. Dal ritiro punitivo di Trigoria, Luciano Spalletti esclude subito l'ipotesi dimissioni, sgombrando il campo da ogni possibile equivoco. «Lo farò solo in caso di vittoria e non di sconfitta. Non so che cosa voglia dire che sarei pronto a dare le dimissioni. Mi spiace che si possa pensarlo, perché è un segno evidente che non mi sono fatto conoscere ancora bene. Sarebbe brutto per tutti abbandonare in caso di una sconfitta e io nella mia breve carriera non l'ho ancora fatto». La società gli ha ribadito la fiducia, ma lui è piuttosto seccato dalla situazione che si è determinata per la mancanza di risultati. «Siccome le cose non stanno andando come prima, i dirigenti stanno cercando di starmi più vicino, ma a me dà fastidio fare compassione. Anch'io ho commesso molti errori e cercherò di farne buon uso». Già di fronte a un bivio, il tecnico non nasconde l'importanza della partita con il Basilea: «E' una partita che rappresenta molto per tutti. C'è una qualificazione in ballo e significherebbe molto anche per la società. Dobbiamo riuscire a centrare il passaggio del turno e possiamo riuscirci. Mi aspetto una squadra in grado di stare dentro la partita per 95 minuti senza concedere occasioni agli avversari. Il Basilea è una buona formazione, sta attraversando un periodo splendido e segna tanti gol. Si vede che c'è entusiasmo, bisogna farsi trovare pronti». La squadra è ancora alle prese con il suo inguaribile male oscuro. Il tecnico prova a spiegare alcune motivazioni. «Sono il primo ad essere deluso dell'andamento stagionale; ci sono degli aspetti che non riesci a risolvere facilmente, come l'inversione repentina di alcuni atteggiamenti della squadra. Io cerco sempre di esaminare e prendere conoscenza di tutto ciò che non funziona come dovrebbe. Domenica mi sono portato in campo due o tre situazioni anomale come quella di Totti, che ci ha fatto il piacere di giocare ed è un mese che non riesce ad allenarsi ad alti livelli. Probabilmente la squadra non ce la fa a supportare le condizioni fisiche di chi non è al massimo ed è bene che quindi giochino solo coloro che stanno bene». Perché allora il capitano è stato schierato? «A Totti si rinuncia sempre malvolentieri. Lui è sempre in grado di risolverti la partita con un paio di intuizioni. Si dovrà valutare con attenzione la situazione dei singoli reparti: se ho quattro o cinque giocatori non al meglio, qualcuno sarò costretto comunque a schierarlo». Dissapori, voci su contrasti tra alcuni giocatori: il gruppo della Roma sembra ancora dilaniato da problemi intestini. «Non ci sono litigi nello spogliatoio e mai ce ne saranno. Non siamo spaccati al nostro interno, ma ci sono delle cose da migliorare e bisogna passare attraverso questi comportamenti di gruppo per migliorare in campo. Comunque non si può fare il baby sitter». Dopo la sconfitta subita contro il Palermo, la società ha imposto il ritiro alla squadra. Ieri Rosella Sensi era a Trigoria per incoraggiare la squadra. «Il ritiro è giusto, anche se da un punto di vista professionale lo reputo sbagliato, perché questo è il mio lavoro, so quello che voglio e quando c'è una imposizione non la accetto volentieri. È quasi offensivo, il mio lo devo fare da me senza che mi venga imposto. Ma ci sono dei segnali negativi e l'amministratore delegato ha fatto bene, ed è giusto che mi abbia tirato in ballo». Difende il suo organico a spada tratta, ma Spalletti lasc