L'OSSERVATORIO
C'era da spianare la strada all'armata di casa: tutto scontato, però goffo al limite del ridicolo il prendere, mollare, cambiare la pallina da parte di Lothar Matthaus, fino a materializzare la terribile Costa Rica. Ma non sono tante le agevolazioni, abituali, ai padroni di casa, a gettare ombre sulla sontuosa cerimonia di Lipsia; quanto,invece, la lungimiranza dell'urna nei confronti delle tre squadre ritenute le più affidabili, con i tedeschi, per l'obbiettivo finale. Inghilterra, Francia e Messico, in parte anche la Spagna, si trovano a svolgere compitini più che abbordabili, passaggio del turno in pratica già scritto, a braccetto rispettivamente con Svezia, doppietta di Eriksson, Svizzera, Portogallo e Ucraina, modesti terzi incomodi il Paraguay, la Corea, l'Angola, la Tunisia. Rogne pesanti, invece, per Argentina, Brasile e Italia, che già la qualificazione dovranno conquistarsela senza ostacoli e senza distrazioni, con gli Azzurri già in posizione disagiata per la collocazione del girone legato a quello del Brasile, dunque obbligo del primo posto. Non che l'Italia debba temere, sulla carta, rivali pur di ranking Fifa illustre (due la Repubblica Ceca, otto gli Usa) e un africana di alto livello, forte di un fuoriclasse come Essien. Però non avrà uno zerbino sul quale passeggiare almeno una volta. Come non l'avrà il Brasile, clienti scomodi la Croazia, il Giappone del connazionale Zico, perfino l'Australia. Come, soprattutto, non l'avrà l'Argentina, che con i tedeschi aveva un conto aperto dopo le ruggini della finale mondiale del Novanta: dovrà sfidare l'orgoglio dell'Olanda ma anche il talento dei serbi e la forza emergente degli ivoriani. Sarà un caso che la sorte abbia preso di petto le tre più accreditate rivali della Germania; e naturalmente a pensar male si commette peccato. Però spesso si indovina.